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martedì, Aprile 16, 2024
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«Io killer a 13 anni, pentito quando è nato mio figlio», le confessioni dell’ex boss

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Le sue parole hanno permesso di ricostruire le dinamiche della camorra di Napoli est. Le sue rivelazioni hanno aiutato i magistrati a ricostruire l’organigramma di una criminalità frammentata, divisa in fazioni e sottogruppi quale è quella tra San Giovanni a Teduccio e Ponticelli. Umberto D’Amico, divenuto collaboratore di giustizia dopo il suo arresto per l’omicidio di Luigi Mignano (cognato del boss Ciro Rinaldi) ha svelato anche particolari molto più inquietanti come per esempio la sua affiliazioni al clan in giovanissima età in virtù di quel cognome ‘pesante’ fino alla scelta di operare un radicale taglio con il passato. Le sue parole, contenute nei verbali rilasciate dall’ex ras ‘o lione, sono state allegate all’ultima ordinanza riguardante i clan di Napoli est, ossia quella sul clan Reale che vede tra gli indagati anche Salvatore Nurcaro, ‘reale obiettivo’ della sparatoria di piazza Nazionale dello scorso 3 maggio.

«Sono entrato a far parte del clan D’Amico da piccolo, a tredici anni e lavoravo per mio zio Gennaro occupandomi di tutto, droga ma anche azioni di fuoco. Ho deciso di collaborare per evitare che mio figlio cresca nel mio ambiente. Temo per la mia incolumità, per la mia convivente e per mio figlio». Bambino nato nelle settimane seguenti l’omicidio Mignano e che devono aver spinto D’Amico ad operare la sua scelta.

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