Complessivamente 300 anni di carcere per 34 imputati del clan dei casalesi – tra i quali tutti i componenti il gruppo di fuoco capeggiato da Setola- . La sentenza è arrivata nella serata di ieri. La prima sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduta dal giudice Raffaello Magi ha condannato tra gli altri, il capo del clan dei Casalesi -gruppo Bidognetti, Francesco Bidognetti detto ‘Cicciotto e’ mezzanotte’, il capo dell’ala stragista dei Casalesi Giuseppe Setola, già condannato a due ergastoli.
Il boss del Casalesi Giuseppe Setola è stato condannato a 29 anni di reclusione al termine del processo che lo vedeva imputato con altre 34 persone di reati che vanno dall’associazione camorristica, all’estorsione, al tentativo di omicidio e alla detenzione illegale di armi. I pm avevano chiesto la condanna a 30 anni di reclusione.
In aula, quando e’ stata letta la sentenza, oltre ai pm di udienza Catello Maresca e Cesare Sirignano, erano presenti il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho e il pool di sostituti che indagano sul clan dei Casalesi.
Le condanne di Giuseppe Setola
Il capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi Giuseppe Setola aveva gia’ collezionato due condanne all’ergastolo, una delle quali per la strage di Castel Volturno, avvenuta il 18 settembre del 2008, e per gli altri omicidi che insanguinarono la provincia di Caserta prima di quell’evento nel quale trovarono la morte un pregiudicato titolare di una sala giochi e sei immigrati africani. L’uccisione degli immigrati determino’ una sommossa della comunita’ africana residente sul litorale Domitio che il giorno dopo la strage chiese con forza che gli autori degli assassinii venissero assicurati alla giustizia. “La condanna di Giuseppe Setola e di altri 34 imputati e’ importante non solo perche’ certifica che i piu’ pericolosi elementi del clan dei casalesi pagheranno con una lunga detenzione i gravi reati che hanno commesso. E’ una sentenza di rilievo anche e soprattutto perche’ riconosce il coraggio e la determinazione dei soggetti che si sono costituiti parte civile nel processo”. E’ quanto afferma il sottosegretario all’Interno con delega alla Pubblica Sicurezza, Alfredo Manotvano. Mantovano loda dunque il coraggio di chi si e’ costituito parte civile nel processo “a cominciare dalle associazioni antiracket, affiancate dal Ministero dell’Interno: a conferma che lo Stato risponde in concreto alla ribellione degli onesti contro il ricatto del crimine organizzato”.