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sabato, Aprile 20, 2024
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Giugliano. Nuovo bando per l’inceneritore: il secco no dell’«ECO della Fascia Costiera»

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Le questioni sono sempre le stesse. Il degrado delle nostre terre, l’inefficienza ed, in molti casi, l’inettitudine delle istituzioni e il pericolo per la salute dei cittadini. Una serie di questioni quindi molto serie e oramai sul tavolo da anni senza che si sia risolto alcunché e senza che si facciano dei passi nella giusta direzione. Passi che poi non richiederebbero grossi sforzi dal momento che basterebbe saper ascoltare le istanze che provengono dal territorio (ad esempio il progetto relativo al “Distretto del riciclo”). Invece non le si ascolta, anzi si fa l’esatto contrario di quanto proposto. Un esempio? La questione inceneritore. Un mostro che si contrappone alla politica della differenziata e del riciclo, l’unica in grado di salvare il nostro territorio.

Ma andiamo un po’ indietro nel tempo e cerchiamo di capire i fatti. Nel mese di agosto del 2013 si decide di costruire l’inceneritore a Giugliano in esecuzione di quanto previsto dalla legge 123 del 2008 e dal piano regionale dei rifiuti che prevedono nuovi impianti di incenerimento oltre a quello già presente ad Acerra. Anche a chi segue saltuariamente le vicende dei rifiuti nostrani balza subito all’attenzione il fatto che l’impianto dovrà servire a smaltire essenzialmente le ecoballe di Taverna del Re, un abominio che in nessun paese al mondo si è verificato con tanta sistematicità e per iniziativa di uno Stato che avrebbe il compito di tutelare la salute dei cittadini.

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Ma si sa, la gente di Giugliano, così come dei comuni limitrofi, vista la natura “ubiqua” dei fumi sprigionati, è stanca ma attenta, per cui nel mese di ottobre del 2013 si propone ricorso contro il bando per la costruzione dell’inceneritore. L’atto di opposizione è proposto dai comuni di Qualiano, Villaricca, Marano, Mugnano e Melito contro la determinazione del commissario straordinario Carotenuto che, secondo i proponenti, avrebbe “pubblicato il bando di gara senza avviare alcun ascolto od ulteriore consultazione”, in palese violazione della legge 87 del 2007 che, giova ripeterlo, vista la continua violazione della stessa da parte delle istituzioni, recita: “dalla data di entrata in vigore del presente decreto ed in assenza di interventi di riqualificazione o di opere di bonifica nel territorio dell’area «Flegrea» – ricompresa nei comuni di Giugliano in Campania, Villaricca, Qualiano e Quarto in provincia di Napoli, per il territorio contermine a quello della discarica «Masseria Riconta» e nelle aree protette e nei siti di bonifica di interesse nazionale, fatto salvo quanto previsto dall’art 1, comma 1, non possono essere localizzati ulteriori siti di smaltimento finale dei rifiuti”. Ma siccome nel nostro Paese le leggi prima si fanno e poi si disfano a seconda delle convenienze del momento, il Dl del Fare, approvato dall’ormai defunto governo Letta, prevede, in soldoni, che i moderni inceneritori nelle zone dove vige l’emergenza rifiuti debbano bruciare una certa quantità di rifiuto organico per godere degli incentivi Cip6 (delibera con cui sono stabiliti prezzi incentivati per l’energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e “assimilate”). Ma le ecoballe oggi presenti a Taverna del Re non hanno più nulla di organico dal momento che è passato troppo tempo dalla loro produzione. Potrebbero semmai contenere Fos, ma il Consiglio di stato l’ha classificato come rifiuto speciale.

Consapevole quindi della pericolosità dell’intera operazione, l’E.C.O. della Fascia Costiera, che fin dalla sua nascita si è sempre opposta ad atti che fossero di nocumento per il territorio, richiamando, semmai, l’attenzione su metodi alternativi e ben più validi di smaltimento dei rifiuti, aderisce “ad adiuvandum” al ricorso. Salta subito agli occhi l’assenza tra i proponenti del comune di Giugliano, attualmente governata da una terna commissariale che evidentemente è parecchio distratta, oltre che in evidente difficoltà a gestire una situazione così complessa come quella del territorio giuglianese. Ma come, si oppongono i comuni limitrofi e non il diretto interessato sul cui territorio si è scelto di costruire il mostro? Scelta incomprensibile.

Comunque, ad un anno di distanza le cose sembrano andare nel verso giusto dal momento che il bando è andato deserto. L’A2A, uno dei due concorrenti insieme all’Astaldi, ha fatto un’offerta del tutto antieconomica per le casse pubbliche. Praticamente si è fatta i conti in tasca tenendo conto dei tempi, dei ricavi e dei costi, rilevando che non conveniva partecipare, per cui ha avanzato una proposta totalmente incongrua, causando anche il ritiro dell’Astaldi. Ma i commissari nostrani, attuali e passati, si sa sono coriacei e perseverano nel loro intento di massacrare ulteriormente il comune di Giugliano che, ricordiamolo, nel suo territorio racchiude ben 45 discariche abusive, con le tragiche conseguenze sulla salute che tutti conosciamo (aumento delle patologie tumorali, inquinamento delle falde e via discorrendo in un calvario che sembra infinito). Prima creano Taverna del Re, poi, non sapendo più come fare per liberare l’area, visibile addirittura via satellite, ricorrono ad un rimedio peggiore del male, l’inceneritore appunto, in via di estinzione in tutta Europa. Difatti, laddove si riesce a fare una differenziata spinta il volume dei rifiuti si riduce e l’inceneritore non ha più nulla da bruciare. Questo è il motivo per cui per tenere in vita i macchinari nati per bruciare il rifiuto tal quale, all’estero accettano di buon grado la spazzatura napoletana che nessuno vuole e noi li paghiamo pure! Inoltre, tornando al costruendo inceneritore di casa nostra, le problematiche connesse sono diverse: dai guadagni del gestore dell’impianto provenienti dall’energia prodotta e non dai conferimenti, alla proprietà delle ecoballe ancora da chiarire. Insomma tutti aspetti che richiederebbero un’analisi attenta e ponderata.

Nonostante tutto ciò, il commissario Carotenuto persevera e infatti ha indetto un nuovo bando, sordo ai richiami di ragionevolezza e incurante dei motivi per il quali il primo bando è andato deserto. Chissà forse hanno escogitato, come loro costume, qualche diavoleria legislativa per cui alla fine qualche offerta arriverà, ma noi dell’E.C.O. della Fascia costiera pretendiamo che, questa volta, anche il comune di Giugliano si schieri contro quest’atto scellerato ponendo rimedio alla incredibile “disattenzione?” riguardante il ricorso contro il precedente bando. Ricordiamo che la prima seduta pubblica è prevista per il prossimo 24 novembre. Il tempo stringe. Noi siamo pronti. Il comune di Giugliano lo è o per l’ennesima volta infilerà la testa sotto la sabbia? I commissari questa volta prenderanno la decisione giusta, partecipando al ricorso, o accamperanno ragioni di opportunità che, come sempre in questo Paese, cozzano con la buona politica e la buona amministrazione? Noi attendiamo e sollecitiamo una risposta chiara e netta. Siamo fatti così.

Francesco Romeo

E.C.O. della Fascia Costiera

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