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Armi, intimidazioni e minacce: il controllo capillare del clan sul MOG

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Sono quaranta in tutto gli indagati nell’inchiesta scattata ieri mattina all’alba, ad opera della Direzione Invistigativa Antomafia partenopea, quasi tutte di Napoli e provincia, tra loro figurano anche alcune persone residenti nel Basso Lazio tra cui Giovanni Brusca, 44 anni, nato a Terracina e residente a Fondi, Giuseppe D’Alterio, 58 anni, nato a Minturno e residente a Fondi, Domenico Dell’Aquila, 50 anni, nato a Giugliano e residente a Formia, Stefano Marciano, 60 anni, nato e residente a Fondi. Anche per loro la pubblica accusa aveva chiesto la misura cautelare della custodia in carcere ma il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Maria Vittoria Foschini, ha rigettato la richiesta.

In particolare, come si legge nell’ordinanza, al fine di consentire a Giuseppe e Salvatore D’Alterio, a Giuseppe Pellegritti e a Michele Natale di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e la normativa penale sul riciclaggio, sarebbe stata intestata fittiziamente a Giovanni Brusca e Stefano Marciano la società “Ortofrutticola B. & C.”, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività delle associazioni di tipo mafioso di riferimento per ciascuno di loro (clan dei Casalesi, dei Nuvoletta e dei mondragonesi), nonché di Cosa nostra catanese. I fatti sono riferiti a Fondi dal settembre 2009 fino al 2011.

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Domenico Dell’Aquila, invece, sempre secondo l’ordinanza, deteneva illegalmente e portava in luoghi pubblici, in occasione di un incontro di affari con imprenditori legati a diversi clan campani, una pistola non identificata di marca e calibro non accertati, con l’aggravante di aver commesso il fatto con modalità mafiose e al fine di agevolare il clan Mallardo, al quale lui stesso apparteneva e al quale si erano rivolti alcuni degli imprenditori presenti all’incontri e coinvolti nella relativa trattativa. Fatti accaduti in provincia di Latina il 30 luglio 2009. Dell’Aquila, inoltre, secondo gli inquirenti, era il referente del clan Mallardo per il basso Lazio, incaricato di risolvere le controversie tra commercianti appartenenti o comunque vicini al sodalizio camorristico.

L’indagine – denominata “Gea” – contesta i reati di associazione mafiosa ed estorsione nel settore del trasporto, da anni considerato il cuore degli affari criminali che girano attorno ai centri di smistamento della frutta e della verdura. Flotte di camion che i clan di camorra continuano ad imporre ai commercianti, mantenendo il controllo sugli affari sicuri del commercio dei prodotti agricoli.

Un’infiltrazione, spiegano fonti investigative, che si regge grazie al fitto “controllo sociale” che i clan sono in grado di esercitare da Fondi fino a Gela, la città del principale mercato ortofrutticolo della Sicilia. Passando per la città campana di Giugliano, punto di partenza di buona parte della produzione di Napoli e Caserta, in una rete in grado di raggiungere i supermercati italiani ed europei.

I 20 arrestati avevano ruoli ben precisi nel sodalizio criminale facente capo al clan Mallardo che controllava il mercato ortofrutticolo.

Sossio Capasso raccoglieva le estorsioni degli autotrasportatori di prodotti ortofrutticoli e a sovrintendere alle attività criminali eseguite nel mercato di Giugliano e a controllare attraverso i suoi diretti subordinati tra cui Raffaele Palma, che l’attività di trasporto su gomma da e per il mercato di Giugliano venisse completamente gestita in regime monopolistico dal clan Mallardo.

Agostino D’Alterio nella qualità di partecipe svolgendo una determinante funzione di raccordo tra i vertici del clan, ed in particolare Patrizio Picardi e gli altri affiliati, mettendo a disposizione del sodalizio il suo ufficio per le riunioni tra gli affiliati e per favorire le sue strategie trasformandolo a vera e propria base operativa e luogo di abituale incontro per la trattazione delle pi disparate attività criminali.

Salvatore D’Alterio in qualità di partecipe con il precipuo compito di gestire alle dirette dipendenze di Picardi, attraverso il numero indeterminato di altri affiliato, l’intero settore del trasporto su gomma da e per il mercato di Giugliano all’uopo costruendo la società SA.GI.NI.VE terminale affaristico del sodalizio imponendo le regole stabilite dal clan per alterare le condizioni di lecita concorrenza tra le diverse imprese.

Gregorio Mallardo, in qualità di partecipe con la funzione di organizzare e distribuire il trasporto su gomma nel mercato di Giugliano secondo le regole imposte dal sodalizio dei Mallardo e dai suoi vertici.

Raffaele Palma, in qualità di partecipe con il ruolo di gestire alle dirette dipendenze di Sossio Capasso, l’intero settore del trasporto su gomma da e pe il mercato di Giugliano e di assicurare il rispetto delle regole imposte dal clan per al scelta delle imprese di autotrasporto di prodotti ortofrutticoli e per l’accesso degli autotrasportatori nel mercato di Giugliano.

Luigi Micillo, con Luigi e Giovanni Pragliola, in qualità di partecipe con il compito di gestire l’attività di distribuzione del caffè Borbone e della macchine per la somministrazione del caffè attraverso la società EXPRESS MATIC quale espressione imprenditoriale del sodalizio.

Raffaele Palma, in qualità di partecipe con il ruolo di gestire alle dirette dipendenze di Sossio Capasso, l’intero settore del trasporto su gomma da e pe il mercato di Giugliano e di assicurare il rispetto delle regole imposte dal clan per al scelta delle imprese di autotrasporto di prodotti ortofrutticoli e per l’accesso degli autotrasportatori nel mercato di Giugliano.

Giulio Panico, in qualità di partecipe con il ruolo di mettere la sua impresa di trasporto ed il suo know how a completa disposizione del clan Mallardo e di attivarsi in qualità di socio della oc.coop SA.GI.NI.VE terminale affaristico del sodalizio nel settore dei trasporti per imporre regole camorristiche ed un regime di monopolio dei trasporti su gomma all’interno del mercato ortofrutticolo.

Antonio Picardi, in qualità di partecipe con il ruolo di mantenere costantemente in contatto Patrizio Picardi, e gli altri affiliati, di veicolare le direttive impartite nel periodo in cui suo padre Patrizio era reggente del sodalizio, nonché di riportare a suo padre le vicende criminali di maggiore interesse soprattutto per la gestione degli autotrasporti e del mercato ortofrutticolo.

Nunzio Veneruso, Ignazio e Nicola Antignano, concorrevano esternamente all’associazione camorristica dei Mallardo, in quanto pur non essendo stabilmente inseriti nella predetta compagine criminale, operavano sistematicamente con gli associati fornendo uno specifico e concreto contributo ai fini della conservazione e del rafforzamento della associazione camorristica, in particolare Veneruso, titolare della società SA.GI.NI.VE terminale affaristico dell’organizzazione criminale costituita ad hoc per imporre un regime monopolistico nel Mog dei trasporti su gomma in qualità di vettore autorizzato da Salvatore D’Alterio dominus del mercato di Giugliano per diretta investitura del reggente Patrizio Picardi, al trasporto dei prodotti ortofrutticoli dal mercato di Giugliano per tutti i mercati della Sicilia forniva un contributo essenziale insostituibile ed ineliminabile all’espansione e al consolidamento della consorteria mafiosa del clan Mallardo. (fonte: www.temporeale.info)

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