Con 13 voti a 8 passa la mozione di censura presentata dall’opposizione nei confronti del sindaco Angelo Liccardo sull’Area Pip. A votare sono stati anche 5 dei 6 dissidenti di maggioranza (assente Sansone). Assenti nell’opposizione anche Passariello e Abbatiello, ma i numeri per il primo cittadino sono stati impietosi.
Poco prima, durante la discussione sulla mozione, Liccardo ha affermato che «se vado sotto con i numeri domani rassegno le dimissioni». Tecnicamente, la mozione di censura che è passata anche con i volti dei dissidenti di maggioranza, non obbliga il primo cittadino a dimettersi, ma come ha affermato Bertini, nel corso dell’intervista rilasciata alcuni giorni fa ad InterNapoli.it: «è una ‘sberla’» che difficilmente Liccardo potrà ignorare.
Si tratta comunque di un segnale politico “chiaro e forte”, dove i sei consiglierei di maggioranza (i cosiddetti dissidenti, ndr), che da settimane chiedono l’azzeramento della giunta, hanno fatto un determinato passo in avanti, facendo capire da che parte stanno.
Subito dopo la votazione, in aula si è scatenato il putiferio e la situazione ha costretto il presidente dell’assise (Mimmo Paragliola che ha preso il posto di Angela Di Guida, ndr) a sospendere la seduta in attesa che la situazione torni alla normalità. Un gruppo di manifestanti è entrato nell’auditorium della scuola Socrate, dove si svolge l’assise, con uno striscione con la scritta “Mai più degrado”. Si tratta dei manifestanti che poco prima si trovavano sulla rotonda Titanic, sede della protesta contro le condizioni ambientali della zona.
Sul posto sono giunti anche i carabinieri della locale Tenenza per cercare di ristabilire l’ordine.
I cinque dissidenti presenti al momento del voto, intanto, hanno lasciato l’aula e l’assise è ripresa in un clima surreale. all’ordine del giorno ci sono ancora importanti provvedimenti e la situazione numerica, sul fronte dei voti, tra maggioranza e opposizione è di parità (8 a 8).
Al termine del consiglio comunale, il sindaco Angelo Liccardo ha dichiarato: «Domattina dimissioni».


