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Marano. La crisi e il ‘finto scontro’ sull’Area Pip: «Liccardo e Di Guida nemici giurati fin dal primo giorno»

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Mentre molti si chiedono se e quando Liccardo si dimetterà oppure se l’assenza di Abbatiello e Passariello era un tentativo di salvare il primo cittadino o ancora, se l’abbandono dell’aula da parte dei dissidenti è stato un gesto codardo o meno, sono in pochi quelli che cercano i veri motivi della debacle di Angelo Liccardo. La mozione di censura che ha aperto la strada alle sue annunciate dimissioni, alla fine è stato solo un pretesto, rappresentato dal fatto che la responsabilità sull’Area Pip andrebbe cercata di certo più nelle passate amministrazioni che in quella attuale.

Liccardo ha avuto in questi due anni di amministrazione la “spina nel fianco” di Antonio Di Guida, rappresentato in consiglio comunale dalla nipote Angela Di Guida (presidente dell’assise) e dai consiglieri Dino Pellecchia, Salvatore De Stefano (prima) e Lino Catuogno (dopo). Le schermaglie si sono manifestate quasi subito e ogni volta che all’esame del consiglio è giunto un provvedimento importante, i diguidiani hanno minacciato la sfiducia. La maggioranza dunque, non è mai stata coesa.

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Perché tutto questo? Bisognerebbe chiederlo a Tonino Di Guida. L’architetto Pennino è stato assessore alle attività produttive per lungo tempo (in quota Di Guida, ndr), la sua esperienza di tecnico, avrebbe potuto fare chiarezza o quanto meno avviare un iter per fare luce sulla questione Area Pip, due giorni fa invece gli stessi diguidiani hanno votato la mozione di censura nei confronti del sindaco Liccardo proprio sull’Area Pip: un controsenso?

Di Guida, Liccardo e gli altri hanno fatto insieme una lunga campagna elettorale, che ha sancito la loro vittoria, ma poi qualcosa deve essersi rotto, qualcosa sarebbe andato storto e da qui la lunga battaglia tutta interna alla maggioranza che ha logorato il primo cittadino. Se di politica si trattava, quali sarebbero state le proposte? Analizzando gli ultimi due anni emerge ben poco o niente, solo scontri sulla giunta, sui tecnici che tornavano al comune (vedi caso Brasiello), e sul potere che Liccardo avrebbe concentrato su di se e pochi dei suoi fedelissimi.

L’impressione dunque è che alla base della disfatta di Liccardo e dell’intera amministrazione di centro destra, ci siano motivi legati agli equilibri di potere nella maggioranza, piuttosto che ai temi cari alla cittadinanza, quelli che da anni attanagliano la popolazione, creando anche tensioni sociali (vedi questione alloggi popolari), sviluppo mancato (vedi Area Pip), dissesto idrogeologico (vedi allagamenti e zone collinari minacciate dal pericolo di crolli), depressione economica (veci la crisi del commercio locale) e tanti altri temi che non sono mai stati argomenti di confronto (o scontro) tra diguidiani e liccardiani.

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