«All’inizio non volevo fare il sindaco perché sapevo dei ricatti della politica, la squadra me l’ha chiesto e ho accettato. Il primo errore è stato quello di non aver saputo comunicare per colpa delle crisi politiche e delle continue emergenze con cui siamo costretti a fare i conti». Il sindaco parla davanti ad un gruppo di cittadini, giunti nel piazzale del municipio per ascoltare le ragioni di una scelta “decisa e forte”. «Non sono un pupazzo che viene manovrato – aggiunge il primo cittadino – le mie dimissioni non sono dettate da un capriccio o una malattia, ma mi sono ritrovato di fronte alla realtà della mozione di censura ed ho capito che questa città non merita che la squadra di governo sia composta da gruppetti dediti ai ricatti, gli stessi che mi hanno “sfiduciato” in assise».
L’accusa ai diguidiani. E’ cominciata alle 19:30 circa la conferenza stampa del sindaco dimissionario Angelo Liccardo nel piazzale San Josè Maria Escrivà, davanti ad una gruppo di cittadini accorsi per sentire le parole del primo cittadino che, lo ricordiamo, si è dimesso il 31 luglio scorso. «Volevo dare alla città infrastrutture senza pesare sulle casse comunali – ha proseguito Liccardo – la città era fortemente indebitata e noi abbiamo iniziato il risanamento. Tutto questo – spiega – è stato fatto in un clima difficile, dove alcuni mi chiedevano il proprio tornaconto, giovani “eterodiretti”. C’è una differenza di valori tra noi e i diguidiani (e qui Liccardo li cita direttamente), la parola autonomia a Marano può creare qualche disagio. Utilizzerò il mio potere fino all’ultimo giorno. La mia non è una resa, ma un momento di pausa».
«Non sono il prestanome dei diguidiani». «Io sono a disposizione per Marano, ma non posso mettere da parte la mia dignità. Mi è stato chiesto di azzerare la giunta: una cosa è certa – ha poi aggiunto Liccardo – non potrei continuare con questa squadra. Ho subito un attacco che aveva lo scopo di sminuire il mio ruolo, poiché “non ero all’altezza per risolvere i problemi dei diguidiani, non sono il loro prestanome”. Faccio appello all’opposizione: basta con la lotta alla singola persona».
Parlano anche gli assessori, come Ruggiero, che ha sottolineato l’impegno sul PIU Europa , il Mercato e il Wi-Fi: «ci sarebbe piaciuto consegnare i lavori che abbiamo programmato», poi quello di D’Ambra: «dopo anni di malgoverno di centro sinistra – ha detto l’assessore alla pubblica istruzione – abbiamo riorganizzato la rete scolastica e messo in sicurezza le scuole della periferia». Belmare ha poi aggiunto: «Se quest’amministrazione andrà avanti, potremmo assegnare i primi alloggi grazie alla graduatoria che è stata approntata. Ricordo a tutti – ha poi aggiunto – che abbiamo istituito una navetta che collega la città con la metropolitana di Chiaiano».
Giaccio e Alfiero. E’ la vicesindaco Teresa Giaccio a tirare in ballo direttamente i dissidenti: «Ci hanno tacciati di essere immobili, ma il loro tentativo era di isolare il sindaco. Hanno rivendicato la delega alle politiche sociali, dove siamo riusciti a portare 400mila euro per l’assistenza all’infanzia, per circa 600 bambini. Siamo pronti a lasciare le deleghe – ha poi aggiunto la Giaccio – ma chiediamo al sindaco di non lasciare sola la città». Prende la parola anche il consigliere Castrese Alfiero: «C’è un regista occulto che manovra dei giovani consiglieri» (il riferimento ad Antonio Di Guida è chiaro). «Sindaco – ha poi aggiunto Alfiero – hai il dovere di non abbandonare la città, ritira le dimissioni e andremo avanti con chi ci sta».
Molti ‘se…’. Nei loro discorsi però, molti “se”. Più volte infatti, ha risuonato la frase: «Se l’amministrazione dovesse terminare…», ad indicare che una via d’uscita potrebbe ancora esserci, quasi certamente senza i diguidiani e in questo caso, Liccardo avrebbe bisogno di un appoggio, anche esterno, da parte dell’opposizione.


