domenica, Luglio 20, 2025
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Giugliano. Mazzette ai vigili urbani, stabilita la data della sentenza d’Appello

Si è tenuta stamattina, davanti alla settima sezione della Corte di Appello di Napoli, l’ennesima udienza del processo “Mattone Selvaggio”, che vede come imputati ex vigili urbani, imprenditori ed ex dipendenti del Comune di Giugliano, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, concussione, corruzione e falso in atto pubblico. A giudizio ben 23 dei 39 arrestati nel blitz del 2008 che hanno scelto il rito ordinario, mentre gli altri 16 che hanno optato per la formula del rito abbreviato sono stati già condannati in Cassazione. Alcuni di loro, chiesero il reintegro al lavoro, ma nel giugno scorso, arrivò lo stop della commissione straordinaria che si oppose fino alla sentenza della Cassazione.

Stamattina hanno discusso una parte degli avvocati degli imputati, tra cui Raffaele Quarant, Nello Palumbo e Giuseppe Pellegrino,
secondo cui non sussiste il reato di associazione a delinquere, cioè non esisteva nessun patto né tantomeno una cassa comune bensì si trattava di un malcostume generale del corpo di polizia municipale. Il processo è stato aggiornato al 19 aprile quando è attesa la discussione degli altri avvocati difensori, tra cui Paolo Trofino e Pasquale Pianese, dopodichè ci sarà la sentenza.

Il collegio difensivo è composto tra gli altri dagli avvocati Pasquale Pianese, Michele Giametta, Nello Palumbo, Giuseppe Pellegrino, Paolo De Angelis, Antimo D’Alterio, Carlo De Pascale, Maria Rosaria Maisto, Ettore Stravino, Filippo Trofino, Raffaele Quaranta, Antonio Russo, Giuseppe Fusco, Michele Cerabona e Antonio Dell’Aquila che presenteranno ricorso in Cassazione.

La vicenda, lo ricordiamo, suscitò molto scalpore quando nel maggio del 2008, nel corso dell’operazione finirono in manette 39 persone. Tutto partì dalla denuncia di una donna che aveva ‘lamentato’ alle forze dell’ordine un tentativo di violenza sessuale da parte di un vigile (agente poi prosciolto dall’accusa) disposto a chiudere un occhio su dei lavori ‘irregolari’ solo in cambio di sesso. Intercettazione dopo intercettazione, i pm sono riusciti a ricostruire il giro di affari che pubblici ufficiali e pubblici: amministratori avevano messo in piedi sulle opere fuorilegge. Un giro di tangenti imposte ai grossi imprenditori e ai piccoli privati. Il sistema era semplice: pagare per poter terminare la realizzazione dei lavori.