domenica, Luglio 20, 2025
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Cocaina e lingotti d’oro spariti in Tribunale, arrestati commesso e cancelliere

Nella giornata odierna, militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale CC

di Maddaloni, nell’ambito di Casetta hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa

di custodia cautelare in carcere, emessa dall’Ufficio GIP del Tribunale di Santa Maria

Capua Vetere, nei confronti di:

1) LONGALLO Donato, nato a Barletta il 15.06.1954;

2) GARZONE Vincenzo, nato ad Acerra il 13.12.1968;

responsabili, a vario titolo, dei reati di peculato, detenzione illecita di sostanze

stupefacenti e psicotrope, nonché di numerose condotte riconducibili nei reati di falsità

materiale commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica e condotte dal Nucleo

Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta, hanno consentito di

far luce sul gravissimo episodio verificatosi, in data 13 maggio 2015, all’interno

dell’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

In particolare, nel mese di settembre del 2015, a seguito di una verifica sulla tenuta dei

corpi di reato di valore – da parte del personale amministrativo in servizio presso

l’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – sono state

riscontrate delle gravissime anomalie in relazione alla consegna di alcuni reperti aventi

ad oggetto lingotti in oro, altri preziosi e gr. 13765,42 di sostanza stupefacente tipo

cocaina.

I reperti – secondo quanto ricostruito dai preliminari accertamenti

documentali – sarebbero stati consegnati, in data 13 maggio 2015, con modalità

palesemente difformi rispetto al protocollo previsto per le attività di consegna.

Precisamente, quanto al reperto nr. 7134 del Registro corpi di reato/valore – relativo a

preziosi e lingotti In oro, custodito nell’ambito del p.p. nr. 1702/12 mod 21 – lo stesso

risultava consegnato a tale maresciallo Crac/ Giuseppe della Guardia di Finanza di

Casetta, giusta provvedimento di archiviazione a firma del G.I.P. dott. Giuseppe

Meccariello, emesso in data 30/04/2015. Tale provvedimento, tuttavia, è risultato essere

palesemente falso in quanto non recante alcun numero dell’ufficio G.I.P. ed anche

perché lo stesso giudice, sentito a sommarie informazioni, ne ha categoricamente

disconosciuto la paternità.

In relazione al reperto nr. 7160 del Registro corpi di reato/valore, relativo ag 13765,42

di cocaina – custodito nell’ambito del p.p. nr.677/15 mod. 21 – lo stesso risultava

consegnato a tale maresciallo Ippolito della Guardia di Finanza di Napoli, giusta

sentenza nr. 394/15 anch’essa emessa dal G.I.P. dott. Giuseppe Meccariello in data

30/04/2015. Anche tale ultimo provvedimento è risultato essere palesemente falso ed è

stato parimenti disconosciuto dal giudice Meccariello.

Le ulteriori attività investigative – perpetrate attraverso una mirata attività

d’intercettazione di conversazioni telefoniche ed ambientali, nonché attraverso

perquisizioni, sequestri, acquisizione di tabulati telefonici ed escussione di persone

informate – hanno consentito di accertare il coinvolgimento diretto dei due

dipendenti, in servizio presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, rispettivamente

con funzioni di commesso e di cancelliere.

Quanto alla qualificazione giuridica delle condotte penalmente rilevanti ascritte agli

indagati:

LONGALLO Donato è accusato dei reati di peculato

e falso materiale, nonché del reato previsto e punito dall’art. 73 co. 1 e 80 co. 2 del

d.P.R. n. 309 del 1990.

In particolare il LONGALLO:

1) ha formato due verbali di consegna falsi, attestando come avvenute delle

consegne di reperti in realtà inesistenti, peraltro apponendovi le (false firme) di

soggetti indicati quali consegnatari e risultati essere inesistenti;

2) ha falsificato il registro corpi di reato (mod. 41), annotando sullo stesso

un’attività di consegna mai avvenuta;

3) ha aggiunto – in data successiva al 13 maggio 2015 – un’annotazione sul

suddetto registro mod. 41, avente ad oggetto l’asserita e falsa circostanza che il

ritiro dei reperti fosse stato materialmente eseguito da un altro dipendente del

Tribunale, tale D’Agostino Michele;

4) si è appropriato – nella qualità di pubblico ufficiale di fatto – di un ingente

quantitativo di preziosi e lingotti in oro, nonché di gr. 13765,42 di cocaina;

5) ha detenuto, senza autorizzazione e per un uso non esclusivamente personale, g

13765,42 di cocaina.

GARZONE Vincenzo, viceversa, è stato destinatario dell’ordinanza applicativa della

misura cautelare della custodia in carcere perché a suo carico sono emersi gravi indizi in

ordine al reato di falso materiale, commesso in concorso con LONGALLO Donato.

In particolare il GARZONE ha istigato il LONGALLO ad apporre un’annotazione sul

Registro corpi di reato (mod. 41) avente ad oggetto l’asserita e falsa circostanza che il

ritiro dei reperti fosse stato materialmente eseguito da un altro dipendente del Tribunale,

tale D’Agostino Michele.

L’ordinanza del G.l.P. evidenzia, inoltre, come – dal complesso delle attività

investigative poste in essere – la posizione del GARZONE risulti ancor più grave

rispetto alle provvisorie contestazioni elevate a suo carico e che hanno determinato

l’applicazione nei suoi confronti della misura cautelare.

Si rappresenta, infine, che le indagini proseguono alacremente, atteso che le condotte

illecite stigmatizzate dalle ordinanze applicative di misura cautelare personale,

rappresentano soltanto un segmento di una più ampia attività criminale, che appare

connotata da caratteri di serialità. Va, d’altra parte, accertato se esponenti dell’area

gravitante nell’ambito della criminalità organizzata si siano inseriti – ed in quale fase –

nella vicenda descritta, come sembra potersi ipotizzare là dove si osservi che il mercato

della cessione di sostanze stupefacenti, così come quello dei preziosi, sono governati

nell’ambito territoriale di commissione dei fatti – da associazioni criminali.