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giovedì, Marzo 28, 2024
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Fare impresa lontano da Napoli e provincia: l’esperienza di un imprenditore trentenne

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Far diventare lavoro la propria passione è il sogno di tanti, farlo poi lontano da dove si è cresciuti aggiunge anche un valore di forza interiore superiore alla media. E’ quello che è capitato a Luca Caterino, giovane imprenditore di Villaricca, che dopo i suoi studi all’Orientale di Napoli decise di trasferirsi a Prato, in Toscana, per specializzarsi presso l’Università di Firenze. Proprio insieme ad alcuni colleghi dell’Università nasce l’idea di una start-up nel campo della ricerca socio-economica, portando quindi in ambito professionale le competenze apprese e sviluppate nel percorso accademico.

Luca che differenze hai trovato nel confrontarti con una realtà diversa da quella dell’hinterland napoletano?

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Il primo impatto è stato spiazzante, nel bene e nel male. Ci ho messo un po’ ad abituarmi ad una città come Prato, ad un accento diverso e, sostanzialmente, ad un diverso modo di concepire le relazioni sociali: con ciò non mi riferisco al vecchio luogo comune del settentrionale “freddo”, che reputo falso e banale, quanto piuttosto al modo con cui la collettività si auto percepisce e si muove nel rapporto, per esempio, con le Istituzioni. C’è partecipazione, senso di appartenenza ad una comunità, orgoglio della propria storia industriale. Questi elementi non sono del tutto assenti anche nella nostra realtà della provincia nord di Napoli, però – soprattutto nel rapporto con la politica – si perpetua in un rapporto di tipo individuale, in cui cioè la collettività non riesce ancora a prendere coscienza che il bene comune, cioè di tutti, è anche il bene dei singoli; difficilmente avviene, invece, il contrario.

Sei diventato “imprenditore di te stesso” lontano da dove sei nato e cresciuto, ci parli della tua esperienza in Toscana

L’impresa di cui sono socio e fondatore si chiama ReteSviluppo e nasce nel settembre 2008, a pochi mesi dal traguardo della Laurea Specialistica, che sarebbe arrivata 5 mesi dopo. L’idea di fondare una società di ricerca in campo sociale ed economico nasce proprio all’interno del Corso di Laurea, dai 5 pionieri che ancora oggi costituiscono il nocciolo duro del gruppo di lavoro, che nel frattempo si è allargato ad un’ampia rete di collaboratori. Il 2008 era proprio l’anno in cui si intravedevano i primi segnali della crisi economica, e già da alcuni mesi durante le pause delle lezioni discutevamo sulla possibilità di trasformare quello che stavamo studiando in un professione, partendo dall’assunto che il mercato del lavoro non ci avrebbe certamente accolti a braccia aperte di lì a qualche mese. Questa scelta, che allora molti anche tra i nostri docenti definirono azzardata, in realtà si è rivelata giusta: nel frattempo la società è cresciuta, si è allargata a nuovi settori ed è entrata in contatto con importanti realtà istituzionali e di impresa a livello nazionale.

Avresti avuto le stesse possibilità anche a Napoli e provincia?

È una domanda a cui sento di rispondere con difficoltà, perché non posso certamente sapere oggi quale sarebbe stata la mia vita se, ormai 10 anni fa, non avessi intrapreso la scelta di allontanarmi dalla provincia napoletana. So che in questi anni di attività abbiamo incontrato difficoltà, come è normale che accada per tutte le imprese, e allo stesso tempo riconosco il fatto che ci siamo mossi all’interno di un tessuto istituzionale, sociale e culturale che dava qualche possibilità ai giovani di intraprendere. Se al tempo ho preso quella decisione, probabilmente pensavo che in Campania le cose sarebbero potute andare diversamente; oggi invece sono più pronto a riconoscere il forte ruolo della volontà dell’individuo o di un gruppo che si muove pur all’interno di un contesto sociale, politico e culturale non pienamente fertile per lo sviluppo di nuove attività di impresa.

Cosa suggeriresti a chi deve iniziare un suo corso di studi per realizzarsi nel mondo del lavoro

Non dirò una cosa nuova, ma le imprese hanno disperato bisogno di laureati in discipline scientifiche, ancora carenti nel nostro Paese. La tradizione accademica napoletana, in questo senso, è un’assoluta garanzia di qualità della ricerca e dell’insegnamento in ambiti quali ingegneria, fisica, chimica, ecc. Questa però non è una ricetta che basta da sola e che, soprattutto, può andare bene per tutti: è forse ancora più importante assecondare le proprie attitudini e passioni scegliendo una Facoltà in linea con la propria natura. Continueremo ad aver bisogno di insegnanti, avvocati, psicologi, architetti, ma soprattutto di ottimi professionisti. Non lasciatevi abbattere dall’idea che a trovare lavoro saranno solamente i raccomandati, in giro ci sono tantissime opportunità per chi è bravo, competente e disposto a mettersi in gioco.

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