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sabato, Aprile 20, 2024
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Matteo tradito dai falsi Renziani. Altra batosta per il Pd Napoletano. Il fronte del No non canti vittoria, il coro è stonato

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Il No travolge Renzi, che prima incassa e poi annuncia le dimissioni. Si è chiusa ieri l’estenuante parentesi legata al referendum sulla riforma costituzionale promossa dall’ormai ex Governo di Matteo Renzi. Una forbice di dieci punti ha deciso la vittoria del fronte del No sul Sì, con il 68,48% di cittadini italiani recatisi alle urne per esprimere la propria preferenza. Un voto su un referendum che aveva assunto i contorni personalistici di un ‘con Renzi’, o ‘contro Renzi’. Demerito anche dell’ex Premier, reo di aver personalizzato troppo la sfida elettorale. Alla fine il voto popolare l’ha punito amaramente per aver tentato di modificare un terzo della Costituzione italiana a colpi di maggioranza, senza una larga condivisione venuta meno con la fine del Patto del Nazareno.

Una sonora sconfitta che il segretario nazionale del Partito Democratico è stato “costretto” a riconoscere. Nel discorso tenuto poco dopo la mezzanotte di ieri, prima di annunciare le dimissioni, il Premier uscente ha elencato le leggi e le riforme adottate in quelli che ha descritto come i mille giorni più intensi della sua vita. “Volevo tagliare il numero di parlamentari, ma non ci sono riuscito. Quindi la prima poltrona a saltare è la mia”, ha dichiarato Renzi, scaricando così le responsabilità di un mancato cambiamento a quelle forze politiche che hanno sostenuto con grande energia il ‘No’. Il Premier ha perso il referendum, è vero, ma è una sconfitta che nasconde delle certezze: Renzi resta l’unico vero leader del panorama politico italiano. Dall’altra parte c’è un centrodestra scisso in più componenti, con un Berlusconi desideroso di scendere nuovamente in campo, che però deve fare i conti con Salvini e Meloni che negli ultimi due hanno hanno cercato di ritagliarsi uno spazio all’interno dell’elettorato del centrodestra.
C’è poi il Movimento Cinque Stelle che procede il suo cammino da solo, senza scendere a patti o alleanze. I grillini, come annunciato da Di Battista, hanno cambiato ‘pelle’. Non vogliono essere più etichettati come l’antipolitica, ma intanto stanno sbattendo il muso con le difficoltà amministrative. Roma e Parma sono un esempio lampante.

IL DATO REGIONALE – Se Matteo Renzi, la ministra Maria Elena Boschi e i vari Verdini e Alfano possono essere definiti come gli sconfitti, di certo in mezzo a questo gruppo andrebbe collocato anche il Governatore della Regione, Vincenzo De Luca. In Campania ha votato il 58,88 % degli aventi diritto, con una vittoria schiacciante del No, che si è assestato al 68%. Una media simili a tutte le Regioni del Sud Italia, dopo il fronte del No ha letteralmente sbaragliato la parte avversa che è risultata vincitrice solo in ‘Regioni strategiche’ come Toscana, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. Le dichiarazioni del Presidente De Luca rese pubbliche da alcune testate nazionali sono state una sorta di effetto boomerang. L’ex sindaco di Salerno, accusato di favorire il voto di scambio, ha perso amaramente anche a casa sua dove il ‘Si’ non ha sfondato il muro del 40%. E ora anche al Governatore non resta che leccarsi le ferite, e magari consolarsi con una bella paranza di pesce fritto, di cui pare sia intenditore.

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NAPOLI E LA DEBACLE DELLE SEGRETERIE DEL PD – Anche a Napoli il Si ha vinto con poco più del 68% nonostante a votare sia andata poco più della metà degli aventi diritto. Durissimo l’affondo del sindaco Luigi De Magistris che ha commentato: “Renzi, lo stalker autoritario, è stato respinto. Ora, senza sosta, lotta popolare per liberare Italia e per sovranità al popolo”. Se l’arancione De Magistris ride, ai segretari del Partito Democratico regionale e metropolitano, Assunta Tartaglione e Venanzio Carpentieri, per citare un noto film, “non resta che piangere”. Nella provincia di Napoli, il fronte del No è andato oltre l’ostacolo del 70%. Un’ennesima debacle per i vertici ‘dem’ dopo non essere nemmeno riusciti a portare la candidata Valeria Valente al ballottaggio alle elezioni comunali di Napoli. Il passo indietro di Mattero Renzi potrebbe scatenare una rivoluzione interna al direttivo del Partito Democratico e le prime poltrone a saltare potrebbero essere proprio quelle dei due segretari.

IL DATO LOCALE – Tutt’altro che massiccia l’affluenza nella stragrande maggioranza dei Comuni della provincia di Napoli. A Sant’Antimo, roccaforte elettorale della famiglia Cesaro, nemmeno la metà degli elettori si è recata a votare. Segue a ruota Melito, città di cui è sindaco il sopracitato segretario metropolitano Venanzio Carpentieri, che ha dovuto ‘sopportare’ l’incapacità del fronte del Si di andare oltre il 25%. Brutta botta anche per i primi cittadini del Partito Democratico di Villaricca e Mugnano. Rosaria Punzo e Luigi Sarnataro hanno assistito impassibili alla debacle del loro partito, con il fronte del No che si è attestato tra il 73 -75%. Stessa media voto anche a Calvizzano, Marano e soprattutto Qualiano dove il sindaco Ludovico De Luca si era esposto molto nelle ultime fasi della campagna referendaria a favore del Si che, tuttavia, non ha raggiunto neanche il 25%, per la gioia dell’ex sindaco ora consigliere d’opposizione Salvatore Onofaro che intanto “scalda i motori” per la prossima campagna elettorale.

GIUGLIANO – Nella terza città della Campania sono andati a votare il 55,07 % degli aventi diritto. Il fronte del No si è affermato seguendo il trend degli altri Comuni in provincia di Napoli. Risultato frutto dell’impegno del centrodestra e del M5S. I grillini sono stato l’unica forza politica ad organizzare ‘attività in strada’ con il CostituzioneTour, sospinti dai consiglieri comunali Palma e Risso, nonché dal parlamentare Salvio Micillo. Presenti sul territorio anche gli esponenti di Forza Italia, un partito in ricostruzione con un Alfonso Sequino sempre più leader. Nel centrodestra, poi, emerge la figura di Anna Russo, molto attiva in campagna referendaria con il suo gruppo cambiaMenti. Desaparecidos, invece, l’intero entourage del Partito Democratico. Il “primo partito della città” si sta ancora leccando le ferite dopo un anno e mezzo di commissariamento. Fra due settimane potrebbe esserci la svolta con il Congresso durante il quale verranno selezionate le nuove figure dirigenti del circolo locale. Soltanto la deputata Giovanna Palma ha organizzato un dibattito, senza simbolo, tra il Si e il No con il Ministro Poletti e l’ex Governatore della Campania Caldoro. Divisa, infine, la maggioranza del sindaco Antonio Poziello, quest’ultimo sceso in campo in una singola occasione nel dibattito svoltosi in biblioteca su iniziativa del ‘Comitato del Si’ che poco si è visto in città.

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