16.7 C
Napoli
giovedì, Marzo 28, 2024
PUBBLICITÀ

GIUGLIANO, L’EX SINDACO ALL’ATTACCO. Il ritratto del personaggio

PUBBLICITÀ

nostro servizio


GIUGLIANO – Ruggisce il leone ferito. Antonio Castaldo, l’ex sindaco azzurro di Giugliano, passa all’ attacco. In una lettera aperta “ai suoi concittadini” urla la sua rabbia. A dieci giorni dallo scioglimento del Consiglio comunale, a causa di una lunga e perpetuata faida all’interno della maggioranza, l’uomo della discordia riprende la parola. Lo fa da un manifesto pubblico, che ha fatto tappezzare in ogni angolo della città. “Ho osato troppo! Non dovevo fare il sindaco vero” ironizza l’ex primo cittadino, in quota Forza Italia. “La disastrosa e fallimentare situazione politico- amministrativa ereditata dal centrosinistra all’indomani delle elezioni del 13 maggio 2001, stravinte dal centrodestra e dal sottoscritto, sostenuti con grande entusiasmo dalla volontà popolare – debutta Castaldo – presumeva una classe politica e dirigenziale matura, responsabile ed intellettualmente onesta. Un cambiamento vero nessuno lo ha mai voluto, mai un confronto dialettico serio – polemizza – mai una proposta e partiti inesistenti, commissioni consiliari fantasma, gruppi disuniti e sempre mutevoli”. L’alfiere della destra giuglianese che ritrova se stesso e il coraggio di parlare nuovamente, non nasconde il “vittimismo” che gli avversari politici (tanti, forti e agguerriti) sono soliti rimproverargli. “Mi ero ripromesso di riportare in questa città la ‘politica vera’ , che già la passata amministrazione di centrosinistra aveva soffocato e soppresso. Invece – aggiunge – tutto doveva continuare come prima, con dei dirigenti rappresentanti trasversali di poteri forti e dei consiglieri comunali protesi solo a sorreggerli ed al raggiungimento di interessi personali”. Castaldo, mandato a casa ad un anno dalla sua vittoria politica dopo otto anni di amministrazione del centrosinistra di Gerlini, oggi sembra aver capito la lezione: con il nemico non si scherza, e lui il nemico sa di averlo avuto all’opposizione ma pure fra le mura domestiche. Più del centrosinistra, usciti ammaccati dalle ultime prove politiche come poche altre volte, sono stati quelli del suo gruppo (An in primis) a provocare ombre. Perché lui è uno che ha saputo suscitare ammirazione, con quel suo modo sereno di amministrare la terza città più grande della Campania per numero di abitanti, ma non si è certo fatto molti alleati. Lui è andato avanti per la sua strada: le accuse le ha sempre rispedite al mittente. Ad ogni modo: un personaggio che non piaceva. Furbo, anzitutto. Sottile, anche fisicamente, oltre che ascetico; coraggioso e signorile, ma anche virulento; prevedibile e al tempo stesso così sorprendente. Il sindaco che “non è riuscito a gestire la questione del cdr”, secondo l’opposizione, e che si è fatto sfuggire dalle mani una ghiotta intesa col commissariato di governo per l’emergenza rifiuti. Il sindaco che, unico caso al mondo forse, è riuscito a mettere d’accordo le frange più estreme della politica italiana: Rifondazione Comunista e Alleanza Nazionale. Su un solo punto, certo: la sua destituzione. Tuttavia Castaldo resta un’autentica risorsa giornalistica, anzi di più: narrativa. O peggio: pubblicitaria. Un leone ferito, che ruggisce ma non morde, con lo sguardo triste e la criniera che si sfilaccia come un maglione vecchio.
Una decisione d’onore, quella dei manifesti in piazza, uno scatto d’orgoglio. “La mancanza totale di ogni collegamento fra assessori, consiglieri e partiti – recrimina ancora Castaldo, rievocando le cause della sua caduta – ha reso impossibile lo svolgimento di una seria attività amministrativa, facendo andare deserte, per mancanza di numero legale, diverse sedute del consiglio comunale. A questo punto – prosegue – decidevo di revocare alcuni assessori e stabilire una rimozione tra i dirigenti comunali, per ottenere una maggiore efficienza amministrativa e per evitare che in alcuni cruciali settori si radicassero interessi già fin troppo consolidati: evidentemente ho osato troppo”. Nessuno in pratica riusciva più a sopportare nessun altro. Una catena sempre più lunga di risentimenti che teneva prigioniera l’intera classe dirigente in un modo così evidente che il centrosinistra aveva preso a giocarci sù con una frenesia pari al crudele divertimento. Quel sindaco scomodo, pediatra 50enne con tre figli, non lo voleva più nessuno. Tanto che An aveva preso a ridicolizzarlo pubblicamente. Castaldo quel “male oscuro” , di cui tanto si parla sulla stampa partenopea, lo aveva incitato o forse lo ha travolto senza che se ne accorgesse. Come tutti gli esponenti di Forza Italia che si rispettino, Antonio Castaldo è maturato in grembo alla Dc (anni 80-90), poi dalle fila di Alleanza Nazionale ha fondato la lista civica “Nuovi Orizzonti”. Nel 2000 è saltato sul carrozzone del partito di Berlusconi. “Non dovevo fare il sindaco vero!” oggi accusa i suoi ex- alleati. “Ventisette consiglieri – continua Castaldo nella sua arringa scritta – (guidati dalla solita regia), rassegnando le dimissioni, irresponsabilmente si sono arrogati il diritto di tradire e annullare la volontà di oltre 30 mila elettori. Il cambiamento vero – conclude – non dipende solo dalla scelta di un buon sindaco, ma soprattutto dalla scelta di buoni consiglieri, liberi dalla cultura del ricatto e dell’interesse personale”. Lui, l’uomo che ha scatenato la guerra di tutti contro tutti (bellum omnium contra omnes, si diceva un tempo), ora rimargina le ferite. Aveva scritto a Ciampi, qualche mese fa. “Non siamo un paese di camorristi” , scriveva replicando alle ennesime accuse. “Ho un sogno – confessava Castaldo al Presidente – , che lei venga a Giugliano per mostrarci con la sua presenza che lo Stato, la Patria, l’Europa sono sì valori ma sono anche degli uomini”. Adesso, di certo, quel particolare tipo di sogno che si invera continuerà ad esistere. Ma non nel Palazzo. Ugo Ferrero

PUBBLICITÀ


L’antefatto
LE TAPPE DELLA DEBACLE’

GIUGLIANO – «Si constata l’assoluta inerzia del sindaco nell’attuare i punti più qualificanti del programma elettorale». Con questa motivazione 27 consiglieri di Giugliano su 30 rassegnarono le dimissioni lo scorso 24 giugno. 17 consiglieri della maggioranza, seguiti da 10 dell’opposizione. E’ il punto di arrivo di una crisi politica perpetuata da mesi. Il primo cittadino, Antonio Castaldo in quota Forza Italia, è costretto ad andarsene, privato della sua maggioranza. Si va allo scioglimento ad appena 13 mesi dal voto, che aveva visto la vittoria del centrodestra dopo otto anni di amministrazione dell’Ulivo, retto da Giacomo Gerlini. Firmatari promotori delle dimissioni sono i consiglieri di Alleanza Nazionale, da mesi in guerra contro il primo cittadino. Una faida che parte dalla revoca dell’incarico di vicesindaco a Pietro Ciccarelli, sempre di An, fino al provvedimento del 20 giugno in cui il sindaco azzera parzialmente la Giunta, esautorando tre assessori su sei. Attualmente il Comune è commissariato. Alla guida della terna prefettizia è stato nominato Bruno Pezzato, affiancato da due commissari donna: Fabiola De Feo e Rosanna Sergio. Le elezioni si svolgeranno a maggio del 2003.

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Riscossione tributaria a Napoli: Il Comune incassa 35 milioni di euro in pochi mesi

Nella Sala Giunta di Palazzo San Giacomo sono stati illustrati i risultati iniziali dell'attività della società Napoli Obiettivo Valore,...

Nella stessa categoria