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venerdì, Marzo 29, 2024
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Scioglimento per camorra a Marano. Le reazioni di Catuogno, Morra (Pd), Caso (M5S) e Fanelli

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C’è chi preferisce non sbilanciarsi, chi si rammarica e chi invece lancia strali sull’intero complesso politico locale e le sue commistioni con la criminalità organizzata. Le reazioni dei diversi esponenti delle varie forze politiche allo scioglimento del Comune di Marano non sono per niente univoche. Consiglieri comunali uscenti come Dino Pellecchia e Lino Catuogno, vicini all’ex assessore provinciale Antonio Di Guida, ad esempio, vanno più nella direzione della cautela. In maniera del tutto simile a quell’Angelo Liccardo, sindaco della città, prima sostenuto e poi avversato con un traumatico passaggio dei “diguidiani’’ nelle fila delle opposizioni. Pellecchia preferisce «attendere le motivazioni concrete che hanno portato allo scioglimento dell’Ente. Il comunicato stampa diffuso del Consiglio dei ministri è scarno. Certamente i maranesi soffriranno per questo provvedimento perchè, per tutto il periodo dello scioglimento (dai 12 ai 18 mesi prorogabili sino a 24 mesi, nel caso ndr.) la città resterà ingessata Confido comunque nella magistratura. Che si accertino eventuali, specifiche responsabilità».


Il collega Lino Catuogno auspica che «chiunque verrà a gestire nei prossimi tempi l’Ente soddisfi le esigenze dei cittadini maranesi, partendo dall’ambito sociale per il quale in vent’anni non è stato fatto nulla, e non si concentri solo a visionare delibere, atti o provvedimenti».

Matteo Morra, segretario cittadino del Partito Democratico, pur ammettendo di non essere «sorpreso del provvedimento del Governo», teme che i prossimi per la città saranno «mesi difficili. Noi, in ogni caso, rifiutiamo l’idea che il nome di Marano debba continuare ad essere associato al malaffare: occorre che le forze migliori di questa città lavorino insieme e contribuiscano al riscatto nel nome della legalità e del buongoverno». Più dure le parole di Andrea Caso del Movimento 5 Stelle. «Ancora una volta – dice – si dimostra il fallimento della politica locale. Lo scioglimento serva per far emergere responsabilità politiche e non solo. Mi spiace solamente che a pagare le conseguenze di tutto ciò saranno, come al solito, i cittadini e quelle associazioni che si battono per il riscatto del territorio».

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Duplice e tagliente il commento arrivato da Sinistra Italiana. Uno è del capogruppo alla Camera Arturo Scotto. L’altro è della locale responsabile del partito, Stefania Fanelli. Per Scotto «l’abbraccio mortale tra politica e criminalità creatosi durante questi
ultimi anni era chiaro ed evidente. Le delibere su cui si è soffermata
l’attenzione della commissione d’accesso agli atti sono solo la punta di un
iceberg fatto da favori ambigui e da un utilizzo del voto e del consenso
popolare come strumento di spartizione di potere ed affari. Intanto – prosegue il deputato di SI – mentre il Comune sembra destinato a definirsi tra le stanze della
Prefettura e le aule dei tribunali, la città vive uno stato di profondo
degrado. Ora come ora va rimesso al centro della discussione il tema della
partecipazione della cittadinanza alle scelte amministrative più
importanti, rompendo il muro dell’indifferenza ed avviando un percorso che
deve essere innanzitutto culturale».
Non è tenera neanche Stefania Fanelli. «È l’ennesimo schiaffo a questa città.
La democrazia espropriata ancora una volta togliendo la parola ai cittadini, ma con la compagine politica che ha governato nella scorsa legislatura ed il contesto dato questo era l’epilogo naturale. Occorreva, come più volte da noi denunciato, già indagare quando dei consiglieri ottenevano dai 600 a 800 voti. Troppi legami tra politica e poteri criminali. Colpa di un matrimonio tra politica e camorra legittimato da una parte di città che utilizza lo strumento del voto per dare “forza”a amici e comparielli». Fanelli prosegue: «A volte l’utilizzo dei commissariamenti sono utilizzati meramente come strumento di lotta politica. Allo scioglimento per infiltrazioni camorristiche devono corrispondere scelte coerenti che non riguardano solo la politica ma anche la macchina amministrativa. Troppo spesso dirigenti e funzionari rimangono al loro posto fungendo da Mangiafuoco che continuano a muovere i fili».

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