sabato, Luglio 19, 2025
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Rigopiano. La vita di Stefano e gli altri appesa ad un filo. La vergogna dell’allarme inascoltato

Il 18 gennaio scorso, dopo il succedersi di scosse sismiche e di intense nevicate, l’amministratore unico dell’hotel Rigopiano, Bruno Di Tommaso, ha mandato una mail al Prefetto di Pescara, al presidente della Provincia, alla polizia provinciale e al sindaco di Farindola, segnalando che “la situazione” stava diventando “preoccupante” e chiedeva di “predisporre un intervento”. “I clienti sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all’aperto”, scriveva il direttore, “non potendo ripartire a causa delle strade bloccate”.

Questo il testo completo del messaggio spedito via e-mail da Di Tommaso.

“Vi comunichiamo che a causa degli ultimi eventi la situazione è diventata preoccupante. In contrada Rigopiano ci sono circa 2 metri di neve e nella nostra struttura al momento 12 camere occupate (oltre al personale). Il gasolio per alimentare il gruppo elettrogeno dovrebbe bastare fino a domani, data in cui ci auguriamo che il fornitore possa effettuare la consegna. I telefoni invece sono fuori servizio. I clienti sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all’aperto. Abbiamo cercato di fare il possibile per tranquillizzarli ma, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate, sono disposti a trascorrere la notte in macchina. Con le pale e il nostro mezzo siamo riusciti a pulire il viale d’accesso, dal cancello fino alla Ss42. Consapevoli delle difficoltà generali, chiediamo di predisporre un intervento al riguardo. Certi della vostra comprensione, restiamo in attesa di un cenno di riscontro”.




Non si fermano, intanto, le ricerche nell’area dove fino a mercoledì scorso sorgeva l’hotel Rigopiano: a cinque giorni dalla valanga che lo ha travolto si spera ancora di trovare in vita qualcuno in qualche ‘sacca d’aria’ tra neve, detriti e strutture dell’albergo. Il bilancio provvisorio del disastro e’ di 11 sopravvissuti, 6 morti – l’ultimo individuato ieri – e 23 dispersi. Le operazioni di soccorso con decine di uomini sono proseguite anche la scorsa notte, nonostante la pioggia che anche stamani continua a cadere sulla zona. “Chi lavora in quelle condizioni – ha sottolineato il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio – lavora come se ci fossero da recuperare persone vive. La speranza c’è sempre, perché quegli eventi possono aver dato luogo a situazioni molto particolari”.

La pressione esercitata dalla slavina che si è abbattuta sull’hotel, ha calcolato Meteomont, ha pesato 120.000 tonnellate: come “4.000 tir a pieno carico”.

“E’ stata una bomba, mi sono ritrovato i pilastri addosso. Ero seduto sul divano e i pilastri sono scivolati in avanti tagliandolo in due. Ci siamo salvati per questo”. Così Vincenzo Forti, uno dei superstiti, ha raccontato all’amico Luigi Valiante i drammatici momenti dopo la valanga che ha travolto la struttura. Forti è stato estratto dai soccorritori insieme alla fidanzata Giorgia Galassi.



«Non voglio parlare con nessuno…Voglio tenere il telefono libero…Sto aspettando mio figlio…». Alessio Feniello è a casa sua a Silvi Marina, insieme alla moglie e ad altri familiari. A rispondere al cellulare, in un primo momento è la cognata, la sorella di Maria, sua moglie. La rabbia si alterna alla speranza, l’ottimismo al pessimismo.
Dopo gli sfoghi delle ultime ore, Alessio e la sua famiglia hanno deciso di chiudersi nel silenzio. Quel silenzio che cadenza un’attesa che minuto dopo minuto si fa sempre più pesante. E non potrebbe essere altrimenti. Venerdì sera gli avevano comunicato che Stefano era tra le cinque persone intrappolate vive e che stavano per essere estratte dalle macerie del Rigopiano. Sabato quelle stesse Istituzioni che avevano riacceso nei loro cuori la speranza non hanno saputo (o non hanno voluto) dare loro risposte. «Nessuna notizia – aveva commentato nella nottata di sabato – ci dicono che dobbiamo aspettare. Avevamo guardato troppo avanti con la speranza ma eravamo stati indotti a farlo, dopo quello che ci avevano detto venerdì sera».


A dare loro, in un primo momento, la notizia che Stefano e Francesca erano vivi erano stati il governatore dell’Abruzzo giunto sul posto insieme al questore e al prefetto di Pescara. Poi dopo un’attesa di oltre dodici ore, sperando di rivedere il proprio figlio in tutte le ambulanze che arrivavano all’ospedale di Pescara, la visita del viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, le «scuse» per l’errore e il cambio di versione: «Non credete a ciò che dicono i media…le notizie ve le daremo noi personalmente».

«Mi hanno illuso, mi hanno illuso», ha ripetuto Alessio Feniello prima di decidere di andare via dalla struttura ospedaliera e di attendere a casa notizie di Stefano. Sì perché, nonostante l’angoscia, la speranza per i genitori di Stefano è sempre viva