Politica in fermento, prove tecniche di elezioni con l’ombra di un ennesimo scioglimento. Paese diviso tra inefficienze e illegalità, le parrocchie locali scendono in campo con propri candidati per fondare un governo di “salute pubblica”.
In attesa delle elezioni di maggio prossimo prossimo, il centrosinistra appare sempre più spaccato mentre il centrodestra è praticamente in panne dopo lo scioglimento per camorra del 2015 e dei numerosi processi e arresti a carico di alcuni degli ex amministratori. Se quel che rimane della vecchia politica, ormai ostaggio di veti incrociati e singoli consiglieri che hanno decretato il fallimento della politica arzanese non riuscirà a mettere in campo un “vera” e concreta svolta, si potrebbe ritornare a votare con premesse non proprio rosee.
Il centrosinistra invece, dal canto suo è arroccato su posizioni di corsa alla sindacatura calando sul tavolo nomi altisonanti come l’ex sindaco di Casoria a attuale direttore del consorzio cimiteriale Salvatore Graziuso, Maria Argenzio e la dirigente medico Gerardina Speranza, entrambe del Pd. Mentre per il centrodestra si prospetta un candidato addirittura attinto dall’area socialista arzanese, sempre ché trovi i consensi di Donato De Rosa, Aldo Caiazza e Giovanni Candiello. Ovviamente siamo solo alle prime battute e i giochi sono ancora tutti da fare. Come dire che sono tutti potenziali candidati sindaci. In questi decenni c’è stata una politica del territorio non intesa come patrimonio da difendere, ma bensì come occasione di grandi affari per speculatori senza scrupolo, ha regalato alla città la devastazione e lo stravolgimento del territorio. Una valanga di cemento abusivo e “legale” si è abbattuto sulla città negli ultimi anni.
Il vecchio centro storico invece, diventato un quartiere ghetto dove la criminalità la fa da padrona. Qui la scuola, la cultura, il verde attrezzato, lo sport o sono del tutto ignorati o sono occasione e pretesto per la politica (come del resto ogni altro intervento), per grandi affari. In questa città dove la pratica di un clientelismo che si serve del potere per elargire favori individuali o a gruppi di pressione e mai per farsi carico dei problemi riguardanti la collettività; ha provocato un’opera di degrado culturale, i giovani soffrono l’alto tasso di disoccupazione e dove le amministrazioni non sono riuscite ad approntare un discorso occupazionale con le industrie locali. Cosi poco a poco il comportamento illegale di certi amministratori diventa esempio e modello di un comportamento sociale sempre più illegale, violento, che produce rispetto e promozione sociale. Ciò che prima era considerato uscita dalla norma, sembra essere diventata cosa normale, e subita con normale tranquillità. D’altro canto chi esercita il potere illegale ha bisogno di non essere ostacolato. Frattanto, nel mirino presunti abusi edilizi realizzati in qualche parrocchia della città. Se ciò dovesse trovare riscontro, saremo davvero al paradosso.