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sabato, Aprile 20, 2024
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LA STORIA DEI ‘PAPARELLA’. Nellino già vittima di un agguato, il padre scomparso nel nulla

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E’ ancora grave in ospedale Nello Di Biase, ferito insieme ad un’altra persona nell’agguato di chiaro stampo camorristico in via San Vito a Giugliano. Non è la prima volta che ‘Nellino’ finisce nel mirino dei sicari. Era il 19 Ottobre del 2015 quando due persone, in sella ad una motocicletta, esplosero almeno 5 colpi di pistola calibro 9×21 contro Di Biase ed un amico pregiudicato che erano all’esterno del cancello di via Montessori, nella zona delle Palazzine di via Colonne. Sentito il primo colpo, i due sono riuscirono a scappare nel cancello ed a rifugiarsi nell’appartamento di un amico.

Quell’agguato avvenne due settimane dopo la misteriosa scomparsa del padre di Aniello, Michele Di Biase detto “Paparella”. Dell’uomo, ex luogotenente del boss Feliciano Mallardo, non si sa ancora nulla. E’ stato probabilmente vittima di “lupara bianca”. La sua automobile venne ritrovata nel Vasto, a Napoli, territorio controllato dal clan Contini, che insieme ai Licciardi e ai Mallardo compone la cosiddetta “Alleanza di Secondigliano”. Per il suo, ormai più che probabile omicidio, gli inquirenti batterono la pista della droga. Sarebbe proprio lo spaccio di stupefacenti uno dei motivi che avrebbero portato ad una scissione all’interno della potente cosca giuglianese.

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LA CARRIERA CRIMINALE DI MICHELE DI BIASE

Di Biase ha iniziato a frequentare gli ambienti criminali fin da giovanissimo. Inizialmente vicino ai D’Alterio, conosciuti come i Piripicci, Di Biase passò poi nelle fila dei Mallardo dopo che quest’ultimi ebbero il predominio nella guerra di camorra degli anni Novanta. Di lui ne parla anche il collaboratore di giustizia Giuliano Pirozzi, colletto bianco del clan Mallardo. Secondo i racconti del pentito, Di Biase fa parte del cosìdetto gruppo di San Nicola, fazione del clan Mallardo capitanata fino a poco fa Feliciano Mallardo, boss defunto da pochi mesi. Dopo l’arresto del boss, la reggenza era passata prima a Francesco Napolitano e poi a Giuliano Amicone.
In seguito all’arresto anche di quest’ultimi due reggenti, proprio Di Biase tentò – secondo il pentito Pirozzi – la scalata all’interno del clan per assumere il predominio sul territorio giuglianese. “Addirittura era pronto a fare un gruppo di fuoco per scatenare la guerra di camorra contro la fazione rivale del Selcione, facente capo a Peppe Dell’Aquila”, racconta Pirozzi.

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