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mercoledì, Aprile 24, 2024
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Clan Mallardo, Taglialatela si sfoga: «Non sono un prestanome, questa vicenda mi ha danneggiato»

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E’ comparso in aula ed ha risposto a tutte le domande sia dell’accusa che della difesa per più di due ore, ammettendo di aver avuto rapporti con esponenti del clan Mallardo ma solo per questioni di parentela e non per associazione a delinquere. Ha inoltre ammesso che le dure accuse nei suoi confronti hanno danneggiato, e non poco, l’immagine che si è costruito nel corso del tempo. Giuseppe Taglialatela, per tutti ‘Batman”, storico portiere del Napoli degli anni Novanta, è stato interrogato nella giornata di oggi, davanti alla IV Sez. Penale del tribunale di Napoli, nel processo che lo vede accusato di associazione di stampo mafioso con il ruolo di partecipe. Il filone di inchiesta è quello relativo all’operazione Crash e vede alla sbarra Mauro Moraca, insieme ad altri presunti esponenti del clan Mallardo, tra cui Carlo Antonio D’Alterio, Riccardo Carlo De Cicco, Bernardino Diana, Giancarlo Pirozzi e la madre di Moraca, Raffaella Graziano.

Il primo ad essere ascoltato è stato il collaboratore di giustizia Michele Froncillo, ex esponente del clan Belforte. Il pentito nel corso delle indagini dichiarò di aver acquistato un’auto di lusso, pagando allora 100 milioni di lire, per mano di Taglialatela. Nel corso dell’interrogatorio Froncillo ha confermato di aver acquistato quella vettura di proprietà dell’ex portiere azzurro, ma di non aver mai avuto a che fare direttamente con Taglialatela ma di averla presa tramite un concessionario.
Lo stesso Taglialatela ha confermato di aver posseduto quell’auto, ma di esserne disfatto poco dopo. “All’epoca (inizi anni duemila era tesserato nella Fiorentina, ndr) guadagnavo molti soldi e mi piaceva cambiare spesso auto, così come facevano i miei colleghi. Acquistati quella vettura poi la diedi al concessionario per venderla. Non potevo sapere chi l’avesse acquistata”, ha precisato l’ex portiere.
Batman, incalzato sia dall’accusa che dalla difesa, ha chiarito i suoi rapporti con Feliciano Mallardo (oggi defunto, ndr), con cui è legato essendo parente della moglie.
“I miei rapporti con la famiglia Mallardo è solo di parentela, nulla più – ha chiarito l’ex portiere azzurro – le poche volte che sono venuto a Giugliano sono andato a trovare i miei zii e cugini. Ho partecipato anche al matrimonio di mia cugina, figlia di Feliciano”.

La modifica e l’aggravamento dell’accusa deriva da informative del Gico della Guardia di Finanza secondo le quali Taglialatela sarebbe stato una “testa di legno” di un presunto affiliato di clan Mallardo di Giugliano, Mauro Moraca, che aveva in uso alcuni veicoli intestati all’ex calciatore. Secondo l’avvocato Giuseppe Pellegrino, difensore di Moraca i veicoli erano intestati a Taglialatela solo per beneficiare del fatto che lui è residente sull’isola di Ischia. Tesi confermata durante l’interrogatorio di oggi: “E’ vero, nel corso degli anni mi sono intestato alcuni motorini ed auto, ma “solo per beneficiare del fatto che ero residente sull’isola di Ischia dove vige il divieto di circolazione in estate e tratte beneficio dal risparmio sul premio assicurativo”. Sulle intercettazioni con Moraca, Taglialatela ha ammesso di aver parlato alcune volte al telefono ma solo per questioni familiari.
Dunque secondo gli avvocati difensori non c’è stata nessuna partecipazione diretta all’associazione a delinquere da parte di Taglialatela, il quale ha sottolineato come la vicenda giudiziaria abbia influito negativamente sulla sua immagine. Il processo è stato aggiornato a metà marzo per l’escussione di altri teste.

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