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mercoledì, Aprile 24, 2024
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Banda dei ‘cavalli di ritorno’, NOMI E FOTO. Sono di Scampia, Melito, Afragola, Grumo e Casavatore

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I carabinieri del Comando provinciale di Napoli stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura, a carico di 33 persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione seriale di furti, rapine, ricettazioni ed estorsioni con il metodo del cavallo di ritorno.

Nell’ambito delle indagini è stata scoperta una holding criminale con base operativa a Scampia, il cui capo gestiva il mercato illegale delle autovetture di tutta l’area nord di Napoli e provincia, per un giro di affari ammontante a circa 2 milioni di euro.

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Sono quattro le persone ancoraricercate nell’ambito dell’operazione denominata «Febbre da Cavallo», contro un’organizzazione dedita ai furti di auto e successivamente ai cosiddetti «cavalli di ritorno» tra Napoli e provincia. Complessivamente sono 33 le persone raggiunte da un provvedimento cautelare di arresti in carcere o ai domiciliari. Per altre 14, infatti, è stato disposto il divieto di soggiorno in Campania. L’organizzazione, secondo quanto riferito dagli investigatori, aveva la base a Scampia anche se diversi provvedimenti sono stati eseguiti nei comuni di Afragola, Melito, Grumo Nevano e Casavatore.

Nel corso dell’operazione «Febbre da cavallo» gli investigatori hanno rinvenuto 50 tra auto e motocicli provento di furto o di rapina. Tutti i mezzi sono stati restituiti a proprietari. Le indagini hanno preso il via ad aprile dello scorso. E per mesi i carabinieri hanno ricostruito l’attività dell’organizzazione con intercettazioni e pedinamenti. A capo dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, c’era un uomo agli arresti domiciliari per un’altra vicenda estorsiva. L’indagato gestiva il business del mercato in tutta la zona dell’area a nord di Napoli e in diversi comuni dell’hinterland. Lo schema seguito era quasi sempre lo stesso. Dopo il furto o la rapina le vittime venivano contattate. E pagavano delle somme di denaro – c’era un vero e proprio tariffario a seconda dell’auto rubata – per poter tornare in possesso dei loro beni. Ma c’era anche chi individuato il «referente di zona» dell’organizzazione andava a pagare. Per alcuni è scattata la denuncia per favoreggiamento personale

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