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venerdì, Aprile 19, 2024
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«Questa macchina vale 300 euro». Ecco quanto prendeva il ladro dal ricettatore per rubarvi l’auto

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Alcune intercettazioni spiegano meglio di tante parole come funzionava il sistema dei ‘cavalli di ritorno’ messo a punto tra Afragola, Melito, Scampia, Grumo e Casavatore. Come quella in cui Cerrone incontra due che gli propongono una vettura di dubbia provenienza e, prima di pagarli, afferma che l’avrebbe fatta ispezionare: “Devo vedere prima come sta la macchina”. La risposta è perentoria “L’ho controllata non tiene niente sopra ho tolto tutto mi devi dare solo i soldi “.
Quello a cui si allude sono i sistemi satellitari, o altre eventuali forme di antifurto. A operazione conclusa, Cerrone offri ai venditori solo la somma di trecento euro, perché l’autovettura stava “Tutta graffiata” – si legge su Cronache di Napoli – Il suo “spessore”, scrivono gli inquirenti, è dimostrato in modo univoco dalla “fama” che egli ha nel mercato illecito dei veicoli. Cerrone, nelle pagine del provvedimento, viene indicato come un punto di riferimento da un lato per ricettatori, ladri e rapinatori di auto e moto, dall’altro per chi vuole acquistare a buon prezzo auto di provenienza furtiva, bonificate dai sistemi antifurto. D’altro canto, nel settore dei “cavalli di ritorno” risulta – scrivono gli inquirenti destinatario, quotidianamente, di “imbasciate” sia di chi ha rubato veicoli e vuole porre in essere il “cavallo di ritorno” sia di chi, avendo subito il furto del proprio veicolo, è disposto a pagare una somma per poterne tornare in possesso.
In azione, nel corso del blitz sono entrati i carabinieri del comando provinciale di Napoli, in particolare della compagnia Stella, supportati, in fase esecutiva, dalle limitrofe dalle compagnie della Ciò e della compagnia speciale del 10° reggimento ‘Campania, oltre che dal 7° Elinucleo di Pontecagnano. L’operazione che è stata chiamata ‘Febbre cavallo”, prende le mosse da una complessa attività d’indagine – iniziata nel mese di aprile 2016, coordinata dalla Settima sezione della procura della Repubblica e realizzata soprattutto tramite appostamenti e pedinamenti degli indagati, riprese video, intercettazioni telefoniche ed ambientali – che ha consentito, grazie alle capacità ed all’impegno degli investigatori, di raccogliere molteplici e consistenti elementi di accusa nei confronti delle persone indagate. Sono stati accertati numerosi casi di estorsioni commesse con la tecnica del ‘cavallo di ritorno’; le vittime, molte delle quali indagate per favoreggiamento personale, una volta individuato il ‘referente’ di zona, pagavano le somme di danaro richieste, pur di rientrare in possesso dei loro beni.

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