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giovedì, Marzo 28, 2024
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CAMORRA A SANT’ANTIMO. «Così iniziò la faida tra i Verde ed i Ranucci», le rivelazioni del pentito sul duplice omicidio

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E’ Vincenzo Marrazzo la gola profonda che ha svelato tutti i retroscena dei due omicidi di Casandrino e Villa Literno che ha visto ieri alla sbarra due come killer due persone.
A cadere sotto i colpi della faida di camorra furono Diana Tintore, una
delle prime donne uccise dalla camorra il 19 ottobre del 1996 a Casandrino, e
Gabriele Spenuso, capozona a Grumo Nevano per conto
del clan Verde di Sant’Antimo, ucciso la sera del
30 giugno del 2006, a bordo della sua auto nei
pressi di Villa Literno, mentre tornava in carcere
a Santa Maria Capua Vetere perché era in regime
di semilibertà. Per questi due omicidi sono stati
arrestati ier Antonio Attanasio, 51 anni, che all’epoca
era ritenuto un elemento di spicco del clan
Verde, che secondo il racconto del boss pentito
Vincenzo Marrazzo era alla guida dell’auto che lo
accompagnò ad uccidere la donna. Diana Tintore,
faceva la fruttivendola ma era legata a doppio lo
al clan Ranucci.
La donna – come riporta Cronache della Campania – fu ammazzata la sera del
19 ottobre 1996 a Casandrino mentre camminava
nella centralissima via Roma. Il commando di
killer era composto dal capoclan Vincenzo
Marrazzo, suo fratello Antonio (entrambi
collaboratori di giustizia), Sossio Giordano (poi
deceduto) e Antonio Attanasio. La donna morì sul colpo, raggiunta da
otto proiettili calibro nove. I quattro lasciarono
l’auto in uno spiazzo di campagna e appiccarono
le fiamme.

Mentre per l’esecuzione di Gabriele Spenuso le
manette sono scattate per Domenico Gervasio, 68
anni, di Grumo Nevano, detto “Mimì e Carditello”,. L’omicidio di Gabriele Spenuso fu deciso
dal clan Aversano, perché la vittima uomo di
fiducia
dei Verde.
Era il 16 febbraio
2006 a cadere sotto il piombo del clan nemico a
Villa Literno fu invece Gabriele Spenuso, 52 anni,
di Grumo Nevano, pluripregiudicato da tempo
domiciliato a Castel Volturno.
Quando fu ucciso,
Spenuso era detenuto in regime di semilibertà:
stava scontando una lunga pena detentiva per un
omicidio commesso anni prima, quando era
ancora a Grumo Nevano.

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