domenica, Luglio 20, 2025
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Pizzo pagato con vongole, ostriche e taratufi: così il boss ed il cognato imponevano il racket in un ristorante di Pozzuoli

Torna in cella a distanza di un anno il boss di Pozzuoli, Gennaro
Longobardi. Come riporta in anteprima Cronaca flegrea, l’esponente di spicco del clan è stato ammanettato nella sua abitazione di Monterusciello dai
carabinieri del Nucleo Operativo di Pozzuoli. Insieme al boss è finito in manette anche un’altra persona. Beneduce era stato scarcerato dopo 13 anni ed era attualmente sottoposto al regime della sorveglianza speciale.

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli e della Compagnia di Pozzuoli hanno dato esecuzione a un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli a carico di Gennaro Longobardi, il 60enne sorvegliato speciale a capo dell’omonimo clan operante nel controllo degli affari illeciti a Pozzuoli e nei comuni limitrofi. Fermato per lo stesso provvedimento anche il genero del boss, Gennaro Amirante, 38enne, di Pozzuoli, elemento di spicco del clan.

Entrambi sono ritenuti responsabili di estorsione aggravata da finalità mafiose ai danni del titolare di un noto ristorante di Pozzuoli.

Al gestore del locale il clan aveva tentato di imporre il pagamento di 1.500 euro al mese.

Poi il boss aveva pensato di “convertire” il pizzo trasformandolo nell’acquisto di frutti mare dal genero, acquisto eccessivo per le esigenze del ristorante e a prezzi molto più alti di quelli di mercato.

I fermati sono stati associati al centro penitenziario di Secondigliano.