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giovedì, Marzo 28, 2024
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Veleni nella Resit di Giugliano, alla sbarra imprenditore del Nord. Intanto la bonifica è ancora ferma al palo

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E’ ritenuto dagli inquirenti un intermediario del traffico di rifiuti e per quest’accusa andrà a processo. Lo scorso 4 aprile – come riportato in esclusiva dal giornalista Nicola Baldieri su ‘Il Fatto Quotidiano’ – il tribunale di Napoli, su richiesta della DDA(Pm Alessandro d’Alessio), ha rinviato a giudizio Giambattista Tolinelli, imprenditore originario di Varese, ritenuto il broker del traffico dei rifiuti dal Nord alla Campania. Il prossimo 25 maggio l’imprenditore lombardo andrà a processo davanti alla Corte d’Assise con l’accusa di disastro ambientale ed avvelenamento delle falde acquifere aggravato dal metodo mafioso. Dalle carte del rinvio a giudizio viene ricostruita la storia del broker, che dall’88 al ’95 avrebbe – secondo la procura antimafia – “agito quale primario procacciatore ed intermediario tra il Cerci e Cipriano Chianese ed i produttori di rifiuti del centro e Nord Italia (industriali e pericolosi, ndr) smaltendolo in modo del tutto incontrollato nella discarica Resit di Giugliano. Attraverso la società commerciale Ctm avrebbe fatto da ‘trade-union’ tra produttori di spazzatura industriale ed il traffico delle ecomafie.

Intanto sul fronte bonifiche è ancora tutto fermo. Ieri mattina si è riunita la III Commissione speciale ‘Terra dei Fuochi, bonifiche ed ecomafie’ del Consiglio regionale della Campania per discutere dello “Stato di attuazione del Piano Regionale delle Bonifiche della Regione Campania con riferimento all’Area Vasta ‘Masseria del Pozzo – Schiavi’, nel Comune di Giugliano in Campania”.

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All’audizione, presieduta dal consigliere regionale Gianpiero Zinzi, hanno partecipato la segretaria Maria Muscarà ed i consiglieri regionali Francesco Emilio Borrelli, Michele Cammarano ed Armando Cesaro; il commissario di Governo delegato ex OCDPC 425/2016, Mario Pasquale De Biase; il direttore Bonifiche, il responsabile del procedimento e il geologo della Sogesid, rispettivamente Carlo Messina, Giuseppe Alfano e Paolo Martines; la dirigente Arpac Fabrizia Giovinazzi; il funzionario Uod Bonifiche della Giunta regionale della Campania, Mariarita Omaggio; il funzionario Dg Ambiente della Regione Campania, Vittorio Picariello.

“La problematica ambientale in questa area di oltre 200 ettari nel Comune di Giugliano in Campania – ha dichiarato il consigliere regionale Gianpiero Zinzi – va affrontata sotto diversi aspetti. Nel corso di questa audizione abbiamo preso atto con soddisfazione del fatto che le discariche ex Resit e Novamont sono, o saranno presto, oggetto di attività di messa in sicurezza, così come del prosieguo degli interventi all’avanguardia di bioremediation, ma non è tutto oro quello che luccica: mancano almeno 6 milioni di euro che la Giunta De Luca deve in qualche modo assicurare per la messa in sicurezza della discarica denominata <> e serve che il Comune – ieri assente – modifichi le destinazioni d’uso di quelle aree, che sono ancora classificate come agricole, sebbene non ci sia più neanche un grammo di terreno vegetale. A questo si aggiunge, inoltre, la necessità di tutelare l’agricoltura che ha subìto, nel corso degli anni, le conseguenze negative della cd. Terra dei Fuochi. A Giugliano, come in altri comuni della Campania, ad oggi non è stata dimostrata alcuna contaminazione nei prodotti agricoli, ma solo a costo di enormi sforzi da parte dell’Istituto Superiore della Sanità e del Commissariato di Governo e ciò perché manca una normativa nazionale che definisca la qualità dei suoli ad uso agricolo. Diventa allora prioritario stabilire con precisione i livelli di contaminazione dei terreni. A riguardo, la mia proposta di legge presentata il 27 maggio del 2016 proprio per superare questo vuoto normativo, aspetta ancora di essere discussa. L’intero comparto agro alimentare campano, sottoposto da anni ad una diffamazione mediatica, non può certamente aspettare i lunghi tempi per la calendarizzazione delle leggi ai quali questo centrosinistra ci ha abituati”.

Presto la Commissione andrà a verificare che i lavori di messa in sicurezza stiano procedendo nell’esatto modo in cui ci è stato raccontato, sperando di non dover constatare gli stessi ritardi che stanno caratterizzando la rimozione delle ecoballe, ferma allo 0,0068% del totale.

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