VARCATURO– È un omicidio apparentemente senza un movente quello di Eduardo Merone, il carpentire ucciso ieri pomeriggio a Varcaturo mentre era in moto con la convivente. Gli investigatoriu sarebbero oramai convinti che ad ucciderlo non siano stati due rapinatori sanguinari, ma killer freddi e determinati e tentano ora di ricostruire gli ultimi giorni di vita del giovane alla ricerca di un possibile movente per l’omicidio.
I loro dubbi sull’ipotesi della rapina si vanno, infatti, rafforzando di ora in ora, malgrado questa pista non sia stata ancora del tutto accantonata. Tutti gli elementi finora raccolti sembrerebbero avallare l’ipotesi di un vero e proprio agguato, di un omicidio premeditato in chiaro stile camorristico.
Gli assassini hanno fatto fuoco senza un motivo apparente, senza che Merone accennasse alla benché minima reazione. Dopo aver ordinato al ragazzo di scendere dalla Harley hanno esploso cinque colpi, continuando a sparare anche dopo che s’era accasciato agonizzante. Sono poi fuggiti senza portar via la moto. Anche il mezzo usato dagli assassini, una moto di grossa cindrata qual è la Yamaha R1, e la circostanza che i due indossassero caschi integrali sarebbe incompatibile con l’ipotesi di un tentativo di rapina. Peraltro, la moto dell’agguato era stata notata nei giorni precedenti non lontano dal luogo dell’omicidio.
Dunque, se sembra prendere piede l’ipotesi dell’agguato resta da trovare un movente all’omicidio che, malgrado gli inquirenti abbiano passato al microscopio la vita del ragazzo, non sembra cosa facile. Sul conto di Merone non è saltato fuori nulla. Tranne una lontana denuncia per resistenza, il giovane ha sempre avuto una condotta irreprensibile. Niente frequentazioni strane o pericolose, non faceva uso di droghe, apparentemente non aveva nemici. Per i carabinieri della compagnia di Giugliano, cui sono affidate le indagini, il motivo dell’assassinio andrebbe ricercato in qualche episodio avvenuto negli ultimi giorni, forse nelle ultime due settimane. Per questo sanno cercando di ricostruire giorno per giorno, ora per ora, gli ultimi 15 giorni di vita del giovane. Studiando i tabulati del cellulare e del telefono di casa. I militari, diretti dal capitano Trombetti e dal tenente Ianniello, nelle prossime ore sentiranno nuovamente Lucia, la convivente testimone del delitto, familiari e colleghi di lavoro.
I carabinieri stanno cercando di capire se Merone avesse avuto recentemente dei contrasti con qualcuno, se abbia visto o sentito qualcosa. Cercano di costruire un possibile collegamento tra l’omicidio del giovane e le attività dei clan che operano lungo il litorale domitio, tra Varcaturo e Lago Patria. Questa è una sorta di terra di nessuno dove trovano rifugio latitanti appartenenti a tutti i clan operativi nel Napoletano e dove non esiste un’organizzazione criminale dominante, ma vi è la coesistenza pacifica di diversi sodalizi: i Mallardo di Giugliano, i Nuvoletta di Marano ed i Casalesi, sia quelli fedeli a Francesco Schiavone che il gruppo facente capo a Francesco Bidognetti, che controllano i traffici illeciti, impongono tangenti su quelli leciti, controllano le speculazioni edilizie e gestiscono attività legate al turismo ed alla ristorazione, utilizzandole per ripulire il denaro sporco.
ANTONIO POZIELLO