domenica, Luglio 20, 2025
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«E’ la fine di un incubo!». Taglialatela ‘para’ le accuse di far parte del clan Mallardo ed esulta su Twitter

“E’ la fine di un incubo! Grazie all’affetto che avete avuto nei miei confronti, mi è servito per combattere e vincere. La giustizia esiste”. Questa la reazione a caldo di Pino Taglialatela dopo l’assoluzione dall’accusa di partecipe del clan Mallardo. L’ex portiere azzurro era finito nell’inchiesta con l’accusa di associazione a delinquere e intestazione fittizia di beni. Ma la difesa è riuscita a smontare le accuse della pm Maria Cristina Ribera che in sede di requisitoria aveva chiesto ben 14 anni di carcere per Batman. La bufera giudiziaria aveva costretto Taglialatela a rinunciare ad alcuni contratti sostanziosi anche con tv a pagamento, ora finalmente è uscito dall’incubo.
Taglialatela era accusato di essersi intestati beni del clan. Il portiere, quando fu ascoltato, confermò di aver posseduto quell’auto, ma di esserne disfatto poco dopo. “All’epoca (inizi anni duemila era tesserato nella Fiorentina, ndr) guadagnavo molti soldi e mi piaceva cambiare spesso auto, così come facevano i miei colleghi. Acquistati quella vettura poi la diedi al concessionario per venderla. Non potevo sapere chi l’avesse acquistata”, ha precisato l’ex portiere. Batman, chiarì i suoi rapporti con Feliciano Mallardo (oggi defunto, ndr), con cui è legato essendo parente della moglie. “I miei rapporti con la famiglia Mallardo è solo di parentela, nulla più – ha chiarito l’ex portiere azzurro – le poche volte che sono venuto a Giugliano sono andato a trovare i miei zii e cugini. Ho partecipato anche al matrimonio di mia cugina, figlia di Feliciano”.
La modifica e l’aggravamento dell’accusa derivava da informative del Gico della Guardia di Finanza secondo le quali Taglialatela sarebbe stato una “testa di legno” di un presunto affiliato di clan Mallardo di Giugliano, Mauro Moraca, che aveva in uso alcuni veicoli intestati all’ex calciatore. Secondo l’avvocato Giuseppe Pellegrino, difensore di Moraca, i veicoli erano intestati a Taglialatela solo per beneficiare del fatto che lui è residente sull’isola di Ischia. Tesi confermata dalla sentenza che lo ha visto essere assolto perchè il fatto non sussiste.

Questo il testo della sentenza di ieri sera:
Mauro Moraca, per cui era stati invocati 24 anni di carcere e 15mila euro di multa, ha incassato 13 anni.
– Giuliano Amicone ha incassato 8 anni e 1600 euro di multa a fronte dei 20 richiesti
– Carlo Antonio D’Alterio ASSOLTO per non aver commesso il fatto (15 anni di carcere chiesti)
– Riccardo Carlo De Cicco ASSOLTO perchè il fatto non sussiste e per non aver commesso il fatto per un altro campo d’imputazione (erano stati chiesti 16 anni). Difeso dall’avvocato Sergio Aruta
– Bernardino Diana ASSOLTO perchè il fatto non sussiste (erano stati chiesti 6 anni);
– Giancarlo Pirozzi 4 anni e 8 mesi e 1100 di multa (erano stati chiesti 15 anni);
– Giuseppe Taglialatela ASSOLTO perchè il fatto non costituisce reato (erano stati chiesti 14 anni)

A Moraca ed Amicone disposta anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici mentre a Pirozzi per 5 anni. Confiscati i beni di Moraca Si chiude così dalla IV Sez. Penale del tribunale di Napoli la prima tappa del processo, nel quale erano imputati anche Feliciano Mallardo e Silvio Diana, entrambi deceduti. Il collegio difensivo è composto tra gli altri dagli avvocati Giuseppe Pellegrino, Antonio Giuliano Russo, Michele Giametta, Paolo Trofino, Raffaele Quaranta e Marco Sepe.