Ammazzato e seppellito: «Lì non lo troveranno mai». La morte di Amendola decisa in un summit di camorra

«La nonna mi hadetto che non lo trovano più» E’ questa la frase che ha incastrato Giovanni Tabasco, Gaetano Formicola e Raffaele Morra, il proprietario del terreno dove i primi due avevano cercato di seppellire il corpo di Vincenzo Amendola. Secondo la ricostruzione effettuata dal gip Mario Morra il 18enne avrebbe avuto una una relazione con la moglie di Antonio Formicola, padre di Gaetano e boss del quartiere. Questo lo desume da una serie di telefonate e testimonianze raccolte anche dopo la prima indagine che il 22 marzo scorso aveva portato all’arresto dei due autori del delitto poi scarcerati dal Tribunale del Riesame per mancanza di riscontri oggettivi. A decretare la morte di ‘vincenziono’ ci fu addirittura un summit a casa della nonna di uno dei tre, un incontro in cui fu decisa la sorte del 18enne. «Fu lì che fu deciso come doveva morire Vincenzo e per mano di chi», scrive il magistrato.La sequenza dell’orrore porta direttamente «alle panchine del Bronx a Ponticelli», dove era solito stare Vincenzo che fu trovato la notte del 4 febbraio, portato nella fossa scavata a San Giovanni e ucciso. Gaetano Nunziato ha confessato ed ha accusato i suoi ex compari,Gaetano Formicola e Giovanni Tabasco che però sono stati prima arrestati e poi scarcerati. Un altro colpo alle indagini, dopo la difesa dell’avvocato Leopoldo Perone, era arrivato dalla Cassazione che aveva respinto il ricorso della Procura contro la decisione di rigetto dei giudici della Libertà. La decisione improvvisa ed inaspettata del Riesame di scarcerarli e quella della Cassazione di rigettare la richiesta del pm di emettere nuovamente la richiesta di arresto. Poi la svolta: nuove intercettazioni telefoniche. chiarimenti alle accuse di Nunziato e riscontri sul posto più precisi.