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giovedì, Marzo 28, 2024
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«Non solo i Di Biase, altre due famiglie contro il gruppo storico del clan Mallardo». La faida di camorra a Giugliano ricostruita dalla Dia

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L’assenza di elementi apicali non sembra aver minato né condizionato le strategie criminali del clan Mallardo di Giugliano, ma le frizioni in corso hanno comunque ripercussioni sulla cosca. A registrare i nuovi scenari criminali è l’ultimo rapporto della Dia riferito al secondo semestre 2016. L’Antimafia conferma i “segnali di frizioni in seno al clan ad opera di figure criminali che, approfittando della perdurante detenzione degli elementi apicali del gruppo Mallardo avevano tentato di assumere autonome iniziative, coalizzandosi intorno alla famiglia Di Biase. “Quest’ultima avrebbe iniziato a spacciare stupefacenti a Giugliano, contravvenendo agli ordini dei Mallardo” – scrive la Dia. “Il ritrovamento ad ottobre 2015, nel quartiere Vasto del centro di Napoli, di un’auto in uso al capo del gruppo Di Biase con all’interno sue tracce ematiche, ha fatto ipotizzare che lo stesso fosse stato vittima di un agguato, benché il corpo non risulti rinvenuto. Il 1 giugno 2016, è stato ferito uno dei reggenti dei Di Biase (il figlio di Michele=, nella zona delle case popolari di Giugliano, roccaforte della nuova aggregazione dove, il 27 luglio successivo, è stato interrotto un loro probabile summit. Altro gruppo autonomo dai Mallardo è formato dalle famiglie Marano e De Simone”.
Secondo la Dia resta comunque il controllo egemonico della famiglia Mallardo, nonostante l’assenza dei vertici, anche questi detenuti. Il sodalizio mantiene buoni rapporti con i clan di Villaricca e le famiglie Nuvoletta e Polverino di Marano. Con riferimento al sodalizio dei Mallardo viene richiamata anche l’operazione “Cumani”340, conclusa nel mese di novembre dalla D.I.A. di Napoli – coadiuvata dalla Polizia di Stato, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza – che oltre all’arresto di quattro responsabili, ha permesso di meglio delineare la struttura delinquenziale del clan.

Le investigazioni hanno, inoltre, evidenziato il ruolo di primo piano della moglie (Anna Aieta, ndr) del capo clan (Francesco Mallardo, ndr) e la forte capacità organizzativa del sodalizio in relazione a diversi settori, tra i quali spiccano quello della produzione e distribuzione del pane e quello dei supermercati. Dalle indagini è emerso anche come gli indagati avessero riciclato grosse somme di denaro tramite un noto gioielliere della città di Napoli, che le aveva reimpiegate nell’acquisto di oro e brillanti. Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, è stato eseguito un sequestro di beni per circa 14 milioni di euro. Con un’indagine conclusa dalla Guardia di Finanza nel mese di settembre è stato, invece, scoperto un giro di pensioni di invalidità false, gestito sempre dal clan Mallardo, con il quale sarebbero stati sottratti all’Inps 9 milioni di euro.
Il sistema era stato architettato dai vertici del clan con la finalità di sostenere economicamente gli affiliati e di supportare le attività del gruppo criminale attraverso l’incasso delle mensilità arretrate. Complici del sistema fraudolento anche tre funzionari del Comune di Giugliano in Campania. Per tali fatti sono state indagate 83 persone, di cui 33 destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare. Il clan in parola può contare su basi operative e logistiche a Napoli (quartieri Vasto – Arenaccia) grazie ai rapporti di decennale alleanza, nonché di affinità con i BOSTI e i CONTINI. Da ricordare come proprio quest’ultimi, assieme ai MALLARDO e al gruppo LICCIARDI (originario della Masseria Cardone di Napoli) avevano costituito, negli anni ’90, il cartello noto come “Alleanza di Secondigliano”, con un accordo che sarebbe tuttora valido.

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