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venerdì, Aprile 19, 2024
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Muore vomitando sangue alla stazione di Napoli, nei guai 4 infermieri per ritardo nei soccorsi

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Si sente male in stazione, cade a terra e vomita. Ma l’ambulanza arriva dopo 31 minuti. È il 3 agosto. Una morte che fa scattare l’indagine interna da parte della Regione. “Ci sono gravi responsabilità dei dipendenti”: con questa motivazione è stato notificato a quattro infermieri del 118 l’avvio di un procedimento disciplinare. Perché si è scoperto che in quei minuti cruciali c’erano due ambulanze disponibili, mentre gli operatori a telefono dicevano che “le postazioni erano tutte impegnati in interventi”.

“Sono allibito, sconfortato”, dichiara Giuseppe Galano, direttore della centrale operativa del 118: “Non mi sarei mai aspettato un comportamento così ingiustificabile che mette una macchia terribile sul lavoro di centinaia di operatori del 118”. I quattro infermieri finiscono ora davanti alla commissione di disciplina interna che dovrà valutare entro 120 giorni eventuali sanzioni: dalla censura, alla sospensione fino al licenziamento.

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Tutti gli atti sono stati già inviati alla Procura che aveva aperto un’indagine sul caso con il pm Stefania Buda. Ore 21,02 del 3 agosto: Mario D’Aiello, 42 anni, affetto da talassemia, sta aspettando un amico in stazione. Vomita sangue, crolla a terra. Viene chiamato il soccorso. Un’ambulanza si presenta in piazza Garibaldi proveniente da Ponticelli alle 21,33, allertata alle 21,25. L’uomo non ce la fa.

Il 7 agosto nel corso di una riunione sul 118 il governatore Vincenzo De Luca chiede di avviare un’indagine interna al direttore regionale della Salute Antonio Postiglione, al direttore dell’Asl 1 Mario Forlenza, e al direttore del Cardarelli, Ciro Verdoliva, a cui fa capo il 118. Dopo i controlli interni, il direttore del 118 Galano ha inviato una relazione alla commissione regionale: “Emerge con chiarezza dalle registrazioni – si legge agli atti – che tutti gli operatori in servizio intervenuti nella gestione dell’evento hanno affermato che nella fascia oraria dalle 21,02 alle 21,21 del 3 agosto non era possibile inviare ambulanze in quanto le 13 postazioni attive erano impegnate in altri interventi”.

Secondo La Repubblica dalle indagine di Galano si riscontra “che due postazioni, Loreto Crispi e Scampia, nell’arco orario interessato all’intervento erano disponibili e che ciò era rilevabile dal sistema informatico della centrale operativa accessibile a tutti gli operatori. Ciò trova conferma nelle schede di intervento dalle quali emerge che la postazione Loreto Crispi era disponibile dalla 19,47 alle 21,36 e la postazione Scampia dalle 20,39 alle ore 23,57 e che pertanto sono state disattese le linee guida sull’operatività del servizio”.

Galano fa sapere di “aver avviato il procedimento disciplinare nei confronti dei quattro operatori presenti alla centrale operativa del 118 durante l’accaduto, ma di aver anche intimato al presidente della Croce rossa di sospendere temporaneamente il medico di turno”. Già, perché accanto agli operatori c’è sempre un medico della Croce rossa che coordina il 118. Sono 500 a Napoli gli operatori del 118, possono contare su 17 automezzi la mattina e 13 la sera. La centrale riceve 2.800 chiamate al giorno, eseguendo 70 mila interventi l’anno.

“Facciamo i salti mortali, dovremmo avere 24 ambulanze” conclude Galano.
“C’è la volontà dell’Asl e della Regione di riorganizzare il sistema dell’emergenza-urgenza – dichiara Mario Forlenza, direttore Asl 1 – in modo da rispondere agli interessi del pronto intervento per i cittadini napoletani”. E De Luca attacca: “Si procederà con estremo rigore sul piano disciplinare anche sul caso della morte al Loreto mare del 23enne Scafuri. Per quello che emerge sono stati evidenziati profili che appaiono intollerabili”.

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