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venerdì, Aprile 19, 2024
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CAMORRA S. ANTIMO. E’ caccia al latitante dei Ranucci, così la costola dei Ronga si difendeva dagli attacchi

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I carabinieri stanno dando la caccia a Filippo Ronga, , 41enne di Sant’Antimo ritenuto dagli investigatori affiliato al clan Ranucci e latitante dal 2013. La sua voglia di conquistare il potere dopo il vuoto lasciato in seguito agli arresti di boss e gregari del clan Puca ha scatenato, secondo gli inquirenti, le fibrillazioni sul territorio. E in effetti l’ala Ronga dei Ranucci si era armata, forse per difendersi dopo i raid intimidatori degli ultimi tempi. In manette l’altro giorno sono finiti
Stefano Ronga, 37 anni detto “Chicchiniello”, Rosalba Ronga, 40 anni, sorella di Stefano, e il figlio Domenico Chianese, 18 anni (nella foto tratta da Cronache di Napoli, ndr) tutti imparentati con Filippo Ronga.

Tutto è nato da un posto di blocco forzato da parte di Stefano Ronga e del nipote Domenico. I due infatti erano in sella a una potente Susuki, guidata da Ronga, lungo via Primavera, quando non si sono fermati all’alt imposto dai carabinieri della locale tenenza. Ne è nato un inseguimento che ha visto i militari bloccare i due dopo poco. Sottoposti a perquisizione, nel marsupio del 18enne è stata trovata una pistola scenica senza tappo rosso con una cartuccia calibro 9 inserita nel caricatore.

Insospettiti, i carabinieri hanno esteso la perquisizione anche all’abitazione di Chianese e della madre Rosalba Ronga trovando armi e munizioni. In un borsone sul balcone infatti erano nascosti due fucili a pompa calibro 12 (uno dei quali con matricola abrasa), una paletta segnaletica in dotazione a un comando delle forze dell’ordine del Casertano oggetto di furto nel 2016, circa 400 cartucce di vario tipo, anche per armi di calibro diverso da quelle trovate.

Sequestrato anche materiale per il confezionamento di cartucce, 560 grammi di polvere da sparo, un barattolo contenente pallini di piombo. I due fucili sono stati inviati al Racis di Roma per accertare il loro eventuale utilizzo in fatti di sangue o intimidazione. I due uomini sono stati tradotti nella casa circondariale di Poggioreale mentre la donna è stata sottoposta ai domiciliari. Stefano Ronga dovrà rispondere di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, madre e figlio di detenzione illegale e ricettazione di armi da sparo e munizioni.

Lo scorso aprile la moglie del latitante Filippo Ronga fu il bersaglio di un’azione intimidatoria culminata con l’esplosione di una bomba carta contro la serranda del negozio “L’angolo di Luisa” in via Garibaldi.

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L’ultima relazione della Dia ha ricostruito gli scenari criminali tra Grumo e Sant’Antimo.
I clan di Sant’Antimo (VERDE, PUCA, PETITO-RANUCCI-D’AGOSTINO-SILVESTRE), Casandrino (MARRAZZO) e Grumo Nevano (AVERSANO) sono accomunati dall’assenza di capi carismatici, tutti detenuti; la reggenza è stata quindi affidata a personaggi di secondo piano, comunque in grado di mantenere il controllo del territorio.

Il clan PUCA sarebbe costituito da un nucleo storico di affiliati ma, per le estorsioni e lo spaccio di stupefacenti, si servirebbe di giovani leve, arruolate di volta in volta tra i pregiudicati locali. Il sodalizio è stato significativamente depotenziato dagli arresti. A dicembre, è morto, per cause naturali, a Viterbo, dove si trovava agli arresti domiciliari, un componente della famiglia PETITO. Nell’ultima parte dell’anno, a Sant’Antimo, si sono registrati attentati verosimilmente legati a contrasti per la spartizione delle piazze di spaccio. Il comune di Grumo Nevano, ricco di piccole e medie aziende, è storicamente assoggettato all’influenza criminale del clan AVERSANO. Lo stato di detenzione dei suoi vertici ha consentito lo sconfinamento dei clan di Sant’Antimo, interessati alla gestione delle estorsioni e del traffico di droga. Analogamente ad altre aree comunali confinanti, è presente una microcriminalità proveniente dalle aree arzanese, di Sant’Antimo e di Secondigliano, dedita soprattutto a reati predatori (scippi, rapine, furti).

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