Un piano ben studiato, minuzioso che avrebbe dovuto ripristinare il potere dei Mariano ai Quartieri spagnoli. «Enrico Ricci doveva essere ucciso e così chiedemmo appoggio ai Lo Russo di Miano che erano in contatto con i Mariano. Volevano vendicarsi dell’agguato che era stato commesso contro Vincenzo Masiello di cui era responsabili Gennaro Ricci, figlio di“fraulella”». Inizia così il racconto di Salvatore Gaudino, cugino della vittima, affiliato dell’ultima ora del clan Mariano e passato dalla parte dello Stato.
È lui a raccontare ai pm della Dda e a riferirlo in aula al Tribunale di Napoli nel corso di una udienza contro presunti affiliati al clan Mariano, quale era l’intenzione del gruppo di fuoco dei “picuozzi” nel 2012, dopo il clamoroso omicidio di Masiello jr, punito perché aveva dato uno schiaffo alla mamma di Ricci. Nel racconto c’è il colpo di scena. Chi salvò il boss da una morte sicura? Un passo indietro prima. Gaudino riferisce dell’accordo tra i Mariano e i Lo Russo che avrebbero fornito appoggio logistico per l’omicidio. «Sapevamo che Gennaro Ricci era detenuto al carcere di Secondigliano e che il padre Enrico si recava lì per fargli visita – dice Gaudino – E così decidemmo con Marco Mariano di doverlo uccidere proprio fuori al carcere». «Ci appostammo nella casa che dava proprio davanti all’ingresso del carcere e aspettammo per due giorni che lui arrivasse, così una volta entrato in carcere saremmo usciti noi ad aspettarlo per ucciderlo». Ma l’attesa fu vana,così come ha raccontato il pentito ai pm della Dda e come ha riferito in aula. Il motivo era legata alla vendetta contro la morte di Masiello ma uccidere Ricci avrebbe scatenato una guerra molto dura anche contro i D’Amico di Ponticelli, legati a livello familiare con i Ricci “fraulella”.
