Era stato arrestato con l’accusa di aver «prestato» l’identità al boss latitante Matteo Messina Denaro che, per mesi sarebbe andato in giro con i suoi documenti, Matteo Cracolici è stato condannato a 19 anni in abbreviato per traffico di droga. L’accusa in giudizio era sostenuta dalla pm Caterina Malagoli. Oltre a Cracolici erano imputati davanti al gup Guglielmo Nicastro, Francesco Failla 7 anni e 4 mesi, Antonino Marino 7 anni e 10 mesi, i napoletani Giuliano Marano a 13 anni Francesco Greco 14 anni e 4 mesi e Francesco Battinelli 7 anni e 8 mesi. Il processo nasce da una indagine dei carabinieri che, nel 2016, portò alla scoperta di un traffico di droga fra Napoli e Palermo.
Nel corso della operazione furono sequestrati 130 chili di hashish, nascosti nel doppiofondo di una macchina. Cugino della moglie di Francesco Nangano, mafioso del quartiere palermitano di Brancaccio assassinato nel 2013, Cracolici sarebbe stato tra i capi dell’organizzazione di narcos. Di lui aveva parlato il
collaboratore di giustizia Salvatore Grigoli. Lo aveva indicato come uomo di fiducia del capomafia trapanese che a Bagheria e dintorni ha trascorso una parte della sua latitanza, all’inizio degli anni Novanta. Cracolici aveva denunciato alla stazione dei carabinieri di Brancaccio, nel marzo del 1994, lo smarrimento della carta d’identità. Pochi mesi dopo Messina Denaro con il documento riuscì a imbarcarsi per la Grecia.
Secondo quanto ricostruito, Cracolici si era recato periodicamente a Marano nell’abitazione di un insospettabile imprenditore per consegnargli cospicue somme di denaro. Qualche giorno dopo queste trasferte il fornitore, tramite un corriere, aveva inviato ingenti quantitativi di droga verso il capoluogo siciliano.
Cracolici era già stato arrestato per avere “prestato” l’identità al boss latitante che, per mesi sarebbe andato in giro con i suoi documenti. Di lui aveva parlato anche il collaboratore di giustizia Salvatore Grigoli. Lo aveva indicato come uomo di fiducia del capomafia trapanese che a Bagheria e dintorni ha trascorso una parte della sua latitanza, all’inizio degli anni Novanta. Cracolici aveva denunciato alla stazione dei carabinieri di Brancaccio, nel marzo del 1994, lo smarrimento della carta d’identità. Pochi mesi dopo Messina Denaro con il documento riuscì a imbarcarsi per la Grecia.
Figura centrale resta quella di Cracolici, che negli ultimi anni è stato sorpreso più volte ad intrattenere contatti con esponenti di Cosa nostra. Il 7 febbraio 2011, i boss di Brancaccio Giuseppe Arduino e Cesare Lupo arrivarono al summit di tutte le famiglie palermitane, organizzato a Villa Pensabene, a bordo di uno scooter intestato proprio a Cracolici. Il trafficante era in rapporti pure con esponenti della famiglia di Porta Nuova. Matteo Cracolici è anche cugino della moglie di Francesco Nangano, il boss ucciso due anni fa a Brancaccio, per una storia di droga.