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venerdì, Marzo 29, 2024
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La lunga scia di sangue della guerra di camorra a Napoli e provincia: più di 24 persone ammazzate. TUTTI GLI OMICIDI

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Un vero e proprio bollettino di guerra : è l’elenco dei morti ammazzati a Napoli in questo 2017 che sarà ricordato come un anno di sangue. Le faide tra i clan per il controllo del territorio si moltiplicano, e non bastano gli arresti eccellenti per fermare la mattanza con una camorra sempre più spietata che sa sì cambiare senza però perdere mai il carattere intrinseco del suo Dna, quello della furia omicida.

GENNAIO

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Ad inaugurare la lunga scia di sangue è l’omicidio di Renato Di Giovanni a Soccavo: è il 27 gennaio quando il giovane (una promessa del calcio) viene raggiunto dai proiettili in via Epomeo, quartiere Soccavo. Secondo i racconti delle forze dell’ordine Di Giovanni aveva preso una brutta strada che gli è costata la vita. Il 21enne più volte era stato notato in compagnia di giovani esponenti del gruppo di malavita di Soccavo dei Vigilia, acerrimi nemici dei Grimaldi e dei Sorianiello.

FEBBRAIO e MARZO

I morti riprendono il mese successivo. A morire è dapprima un 52enne di Crispano, Antonio Varricchio, titolare di un’azienda che opera nella macellazione delle carni. I sicari lo affiancano mentre è nella sua auto e gli scaricano addosso un intero caricatore. I colpi ricominciano poi a sibilare a marzo quando a cadere sotto i colpi è Antonio Vitale, 53 anni, ritenuto dalle forze dell’ordine un elemento apicale del clan Cennamo attivo tra Crispano e Cardito. L’omicidio avviene intorno alle 11 in via Bellini a Crispano, nei pressi dell’abitazione di Vitale. La sua esecuzione è legata al contrasto scoppiato tra il clan Cennamo e i Pezzella, gruppi nati come ‘costola’ del gruppo Moccia di Afragola.

APRILE

Aprile si tinge di giallo. Un colore che caratterizza l’omicidio di Michele Lorenzetti. Il 51enne (residente a Soccavo) viene raggiunto dai proiettili nel parcheggio dell’Hotel delle Rose tra Licola e Varcaturo. Probabilmente la vittima conosceva i suoi killer. Questo è quanto emerge dai primi riscontri investigativi effettuati sulla scena del crimine. L’uomo forse stava aspettando qualcuno e alla vista dei sicari avrebbe tentato di fuggire, forse riconoscendo chi in quel momento stava attentando alla sua vita.

MAGGIO

E’ forse il mese più cruento, quello che fa esplodere una nuova faida a Miano, quartiere per anni sotto l’egida del clan Lo Russo poi conteso tra gruppi rivali. A morire sono i due Carlo Nappello, zio e nipote (il primo è il padre di Valerio braccio destro dell’ex boss Antonio Lo Russo). Secondo i militari intervenuti in via Valente per l’agguato, avvenuto in pieno giorno e tra la folla, la pista più accreditata potrebbe essere quello di uno scontro interno al clan Lo Russo dopo che i principali esponenti della cosca si sono pentiti. E quindi, con i rimanenti rappresentanti del clan a caccia di potere anche se di una piccola porzione di territorio. Poche ore prima, sempre a Napoli, un giovane di 29 anni, Carmine Picale, era stato ucciso all’interno di un pub nella zona di Chiaia. Ad Afragola intanto si continua a sparare: un uomo di 72 anni viene assassinato a colpi di pistola. Il cadavere di Salvatore Caputo viene infatti trovato in un’auto in via Benedetto Croce. L’uomo, secondo quanto emerge subito dopo, era un ex appartenente ai Moccia. Ha dell’incredibile invece quanto avviene a Giugliano a fine mese: padre e figlio vengono uccisi in un agguato all’interno di una tabaccheria in corso Campana, a circa 100 metri dal Municipio di Giugliano. Le vittime sono: Vincenzo Staterini, 50
anni, e il figlio Emanuele, 29 anni. Cognomi pesanti visto che Staterini è il cognato di Patrizio Vastarella considerato il boss dell’omonimo clan attivo al rione Sanità, rione Fontanelle. Non manca chi, tra gli inquirenti, cerca collegamenti con la guerra che nel quartiere caro a Totò di combatte anche se un’altra pista porta alla stessa Giugliano e in particolare alla guerra tra i Mallardo e gli ‘scissionisti’ delle palazzine.

GIUGNO

L’arrivo dell’estate non sembra rasserenare Napoli e provincia. Si ricomincia a sparare in provincia ad Afragola: a cadere sotto i colpi in Largo Arcopinto è il 52enne Remigio Sciarra mentre era in auto con la sua famiglia, la moglie 50enne, rimasta ferita ad una mano, il figlio di 15 anni e un suo amico (rimasti illesi). Sciarra avrebbe pagato con la vita la sua vicinanza al clan Cennamo e del suo capoclan Antonio Cennamo, detto «Tanuccio ‘o malommo». Sulla morte di Sciarra si fa subito largo la pista dei Pezzella, famiglia da mesi in contrasto col clan Cennamo. Dietro l’agguato ci sarebbe la volontà di estendere il proprio dominio territoriale e rivendicare la loro supremazia, allargandosi anche nei territori limitrofi come Cardito e Crispano. Pochi giorni dopo a Boscotrecase viene ucciso Alberto Benvenuto Musto, un 32enne di Torre Annunziata. Dai primi accertamenti emerge che mentre la vittima percorreva via Roma di Torre Annunziata a bordo di una Lancia insieme a un 33enne del luogo, viene avvicinata da 2 soggetti in sella a uno scooter, travisati con caschi integrali, che iniziano a sparare vari colpi d’arma da fuoco contro la vettura.

LUGLIO

Con l’estate la brutalità camorristica continua a colpire in provincia. E’ la notte del 21 luglio quando in via Colonne a Giugliano a cadere sotto i colpi dei sicari un ragazzo di 22 anni, Enis Mahmoudi, di origini marocchine. L’agguato avviene intorno alle 2. Invano il tentativo di fuga del giovane il quale, dopo aver scavalcando nel giardino di un’abitazione, è stato colpito da una raffica di proiettili che non gli hanno lasciato scampo. Mahmoudi era vicino agli scissionisti del clan Mallardo.

AGOSTO e SETTEMBRE

Ad agosto sembra che le pistole vadano in vacanza ma è solo una tregua. A settembre si ricomincia. Nel Borgo Sant’Antonio Abate, nel ‘cuore’ di Napoli vengono trucidati Eduardo Amoroso e Salvatore Dragonetti. I killer li raggiungono in vico Pergola all’Avvocata nel quartiere San Lorenzo. Passano pochi giorni e a cadere sotto i colpi dei sicari è Giuseppe Raimo, 52enne di Caivano ammazzato nei pressi del Parco Verde. Inutile il tentativo di trasportarlo all’ospedale di Frattamaggiore su una Panda di colore nero, l’uomo muore poco dopo per le gravi ferite riportate. Almeno 10 i colpi esplosi. La pista principale seguita è quella della droga. Qualche giorno prima l’agguato mortale è di quelli pesanti: a morire sotto i porticati delle palazzine del Lotto t/a a Scampia è Nicola Notturno, 21enne nipote di Gennaro Notturno ras scissionista pochi giorni prima diventato collaboratore di giustizia. Un delitto eccellente, un delitto per cui al momento non ci sono colpevoli.

OTTOBRE

Le mani dei clan arrivano fino a Casola, vicino Castellammare. La vittima è Ciro Orazzo, 54 anni, con numerosi precedenti per droga alle spalle. L’uomo, che due anni fa era sopravvissuto ad un altro raid, è stato ucciso mentre era a bordo della sua auto in via Provinciale, nella frazione Fuscoli, a Lettere. Orazzo, soprannominato «piscariello» è stato raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco. Due settimane dopo tocca a Raffaele Russo detto ‘Lello Cartolandia’: l’uomo raggiunto da una pioggia di proiettili questa mattina mentre era a bordo della sua auto, una Opel corsa. Russo, ricoverato in condizioni gravissime nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, morirà qualche giorno dopo. Russo era un ex ‘senatore’ dei Moccia.

NOVEMBRE

Nel punultimo mese dell’anno la camorra uccide una madre e un figlio:i due si trovavano assieme in auto a Casalnuovo, in via Cesarea, quando i sicari fanno fuoco. Immacolata De Rosa, 55 anni, e suo figlio Clemente Palumbo, 34 anni, vengono uccisi così da una pioggia di proiettili che non gli lascia alcuno scampo. La donna muore sul colpo, mentre il figlio, il vero obiettivo dell’agguato, si spegne poco dopo all’ospedale Cardarelli di Napoli. Alcune settimane prima viene invece ucciso Ciro Nocerino: un delitto che gli inquirenti attribuiscono alla guerra che si combatte a Ponticelli tra i De Micco e la galassia di gruppetti ‘eredi’ del clan Sarno.

DICEMBRE

A dicembre c’è un solo morto, Vincenzo Provisiero, ex esponente dei Vollaro: finisce in un’imboscata nei pressi della sua abitazione. A cavallo col mese di novembre matura un altro delitto a Napoli, quello di Gennaro Verrano. Il presunto killer, Francesco Valentinelli, verrà fermato dieci giorni dopo. L’omicidio matura nell’ambito di contrasti di carattere familiare. L’anno non si chiude con un omicidio ma purtroppo con la brutale aggressione di via Foria in cui rischia di morire il 17enne Arturo. Nessuna camorra. Nessun clan. Ma la stessa brutalità:venti coltellate che colpiscono il ragazzo anche al collo. Per quella folle e immotivata aggressione verrà fermato un ragazzino. Solo 15 anni. Da far riflettere.

Povera Napoli.

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