C’è un particolare legame tra le famiglie di Secondigliano e San Pietro a Patierno e quella di Afragola. Un legame firmato col sangue, un legame di camorra. E’ quanto emerge nell’ultima ordinanza che ha disarticolato il gruppo Moccia e in particolare nelle dichiarazioni di Antonio Zaccaro affiliato sin dal 1987 al sodalizio criminale Sacco-Bocchetti (operante nel quartiere napoletano di San Pietro a Patierno ed alleato al clan Moccia) prima di iniziare a collaborare
con la giustizia nel giugno 2013. Zaccaro ha riferito ai magistrati di avere conosciuto personalmente tutti e tre i fratelli Moccia, di aver condiviso un periodo di comune detenzione in carcere con Filippo Iazzetta nel 2010 e di aver avuto diversi contatti per questioni criminali con il ‘direttivo’ afragolese.
A riprova della ferrea alleanza tra il proprio gruppo criminale ed i Moccia ha fornito inoltre informazioni sull’omicidio Mariano Bacioterraccino perpetrato nel Rione Sanità nel 2009, riconoscendo le proprie colpe (avendo organizzato il primo agguato – poi fallito – e conivolto nel progetto omicidiario l’autore materiale Costanzo Apice), ma, soprattutto, identificando l’esecutore materiale, i mandanti (i componenti della famiglia Moccia) e la causale del delitto (da individuarsi in un “favore” reso da Sacco Gennaro ai Moccia di Afragola, il cui
padre Gennaro. nel 1976 era stato assassinato da un commando di cui faceva parte anche il
Bacioterracino) nonché precisando la condotta serbata dai Moccia a seguito del favore ricevuto
(secondo Zaccaro i Moccia hanno versato un’ingente somma di denaro al clan Sacco, retribuito Apice e sostenuto le relative spese di difesa legale).