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CASALESI: AFFARI A PARMA, ARRIVANO LE CONDANNE. RESIT: IL PM CHIEDE 3 ANNI PER CHIANESE

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Affari, investimenti immobiliari, movimenti di denaro contante per cifro da capogiro. E rapporti istituzionali di altissimo livello, a Parma per esempio, con entrature al ministero delle Infrastrutture. Perché l’obiettivo della famiglia Zagaria, del clan dei Casalesi, era quello di mettere le mani sulle grandi opere in via di progettazione. È tutto scritto negli atti dell’inchiesta della Dda di Napoli e dei carabinieri del Ros, che un anno fa arrestarono imprenditori e parenti di Michele Zagaria, capo dell’ala militare dei Casalesi. I fratelli Pasquale e Carmine riuscirono a scappare, assieme a un paio di cugini. Ieri il pm Raffaele Cantone, che assieme al collega Raffaello Falcone ha coordinato l’inchiesta, ha incassato il risultato più alto. Dinanzi al gup di Napoli si è sostanzialmente conclusa l’udienza preliminare con tre rinvii a giudizio e cinque condanne patteggiate. Gli altri venti indagati hanno fatto, tutti, richiesta di rito abbreviato. La decisione è prevista per luglio (la prossima udienza il 2). A giudizio, dinanzi al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sono andati Michele Zagaria (che risponde di associazione camorristica) e Filippo Capaldo (associazione camorristica ed estorsione): dinanzi al Tribunale di Napoli, Cesare Giancane, ufficiale dell’Esercito, direttore dei lavorio del cantiere Nato di Licola. Hanno patteggiato le condanne Annamaria Errante, suocera di Pasquale Zagaria (un anno e quattro mesi, pena sospesa); Antonio Zagaria (un anno e sei mesi per i reati commessi nel 2003 e 2004); Carmine Zagaria (che si era consegnato ai carabinieri il mese scorso) un anno e undici mesi; stessa pena per il cugino Pasquale Fontana, che si era costituito assieme a lui; Antonio Diana, sei mesi in continuazione con un’altra estorsione (ai cantieri Tav, oggetto del processo a carico dell’ex sindaco di San Tammaro Raffaele Scala). Per gli ultimi quattro non è stata concessa la sospensione della pena. Hanno fatto richiesta di rito abbreviato, dicevamo, tutti gli altri imputati, tra i quali il consigliere regionale dell’Udeur Vittorio Insigne, il suocero di Pasquale Zagaria Aldo Bazzini, lo stesso Pasquale Zagaria, il cugino Michele Fontana, Michele Barone, Giuseppe Della Corte. Le indagini del Ros avevano evidenziato i «rapporti collusivi con esponenti di rilievo dell’imprenditoria e dell’amministrazione pubblica» e l’imponente la disponibilità di denaro contante del gruppo: un sabato, con le banche chiuse, Pasquale Zagaria riuscì a procurarsi in poche ore di 500mila euro per l’acquisto di un immobile di gran pregio a Parma. Significativo il ruolo di Vittorio Insigne: avrebbe favorito l’azienda di una donna, Immacolata Capone, moglie di un camorrista del clan Moccia e legata alla famiglia Zagaria, per l’assegnazione di un subappalto. Si sarebbe interessato anche per il rilascio di una certificazione antimafia per la stessa azienda. La Capone, uccisa in un agguato due anni e mezzo fa a Sant’Antimo, avrebbe a sua volta fatto un «regalo» a un colonnello dell’aeronautica militare, Cesare Giancane, direttore dei lavori al cantiere Nato di Licola: uno scooter e due forniture di gomme per evitare controlli e intralci all’attività. E intanto, si avvia verso la chiusura anche una delle inchieste a carico di Cipriano Chianese, avvocato di Parete titolare della Resit, azienda che si occupava di compostaggio, arrestato un anno e mezzo fa per associazione camorristica. Ieri il pm di Santa Maria Capua Vetere, Maria Teresa Orlando, ha chiesto al gup Raffaele Piccirillo la sua condanna a tre anni e sei mesi per abuso d’ufficio, falso e truffa ai danni dello Stato.

ROSARIA CAPACCHIONE
IL MATTINO – 15 GIU 2007

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