Era il 30 agosto quando il 34enne Antonio Verde, detto capa liscia, nipote di Francesco Verde ‘o negus, a capo – presumibilmente- dell’omonimo clan, freddava -con la presunta complicità di Antimo Angelino- Paolo Frasca nella zona delle palazzine di Sant’Antimo.
Lo scorso 18 settembre si è paventata, per il killer e il suo presunto complice, la possibilità di una immediata scarcerazione a causa di un vizio procedurale stabilito dal Tribunale del Riesame che, in un primo momento, sembrava aver accolto il ricorso del collegio difensivo costituito dagli avvocati Frippa e Cappuccio.
Poco prima della scarcerazione, però, il Riesame- su richiesta del Pm Del Gaudio- non ha convalidato l’istanza di scarcerazione che avrebbe tratto in libertà Verde il 18 sera stesso. Il 34enne è attualmente in ospedale in attesa di un intervento chirurgico per una ferita alla gamba riportata nel corso dell’inseguimento con i Carabinieri avvenuto la sera stessa dell’omicidio: gli uomini dell’arma, assistendo al delitto, presero ad inseguire l’auto con i due pregiudicati; partito il fuoco Verde sarebbe stato ferito ad una gamba. Lo stesso dichiarava, nel corso dell’interrogatorio, di aver ucciso Frasca scagionando Angelino che, stando alle confessioni di Verde, gli avrebbe solo fornito un passaggio. Negava, però, di aver aperto il fuoco contro gli uomini della Benemerita.
L’accusa, quindi, sarebbe duplice: omicidio di Paolo Frasca e tentato omicidio nei confronti dei Carabinieri. Le indagini della procura continuano in attesa di chiarimenti.
Per quanto riguarda Antimo Angelino, inoltre, la difesa rappresentata dagli avvocati Cerabona e Saligna, non ha potuto in alcun modo contestare l’accusa di concorso in omicidio.