Assolte dall’accusa di circonvenzione di incapace due donne di Caivano. La vicenda che vede protagoniste madre e figlia, appartenenti ad una nota famiglia di professionisti di Caivano, inizia nell’ anno 2012, quando attivano una richiesta di rimborso per circa 130.000 nei confronti degli eredi di un soggetto che negli anni addietro era stato un loro dipendente ed in tale veste aveva beneficiato di numerosi prestiti. Ricevuta la richiesta di pagamento, gli eredi dell’uomo che nel frattempo era deceduto, assistiti dall’avv. Salvatore D’Antonio, sporgevano una prima denuncia con la quale sostenevano la falsità delle firme apposte in calce all’assegno ed all’atto ricognitivo del debito. Tale procedimento, a seguito dell’accertamento effettuato dal P.M. del Tribunale di Napoli che rivelava l’autenticità delle firme, veniva archiviato.
Le donne avviavano così tutta la trafila civile per addivenire al recupero delle somme, citando in giudizio gli eredi, che depositavano ulteriore querela, sostenendo questa volta, che i fatti integravano una truffa perpetrata ai loro danni. Questo nuovo giudizio penale veniva utilizzato quale pretesto per cercare di ottenere la sospensione di quello civile, ove pure era stata sostenuta la tesi della falsità delle firme. Entrambe le procedure vedevano gli eredi soccombere, poichè a seguito dei nuovi accertamenti disposti nelle diverse procedure, il giudice civile li condannava al pagamento delle somme e quello penale archiviava anche la nuova prospettata ipotesi accusatoria.
A fronte dell’iscrizione ipotecaria effettuata dalle creditrici sui beni degli eredi, questi ultimi provavano nuovamente ad utilizzare lo strumento della querela per paralizzare l’azione civile in corso nei loro confronti con la proposizione di una ulteriore denuncia ove si sosteneva che le due donne, approfittando della condizione di psicofisica compromessa dell’uomo ricoverato per dei calcoli al rene, ne avevano approfittato per fargli sottoscrivere quegli stessi atti che sino a pochi mesi prima sostenevano essere falsi. Ne nasceva quindi un nuovo procedimento penale, che però non sortiva l’esito di paralizzare quello civile, nel frattempo andato avanti e conclusosi con il riconoscimento delle legittime pretese delle due donne. IL procedimento penale vedeva succedersi numerosi Giudici, tre, e sfilare numerosi testimoni introitati dalle parti civili ma ancora una volta le due donne, difese dall’avv. Giuseppe Tuccillo del Foro di Napoli, veniva assolte dal Giudice Monocratico del Tribunale di Napoli Dott.ssa Laviano.


