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sabato, Aprile 20, 2024
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Attiva h24 e telecamere ovunque, così funzionava la piazza dei Bervicato: “Antonio Natale prendeva lo stipendio da loro”

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Un’inchiesta sullo spaccio di droga che si intreccia con quella dell’omicidio di Antonio Natale. La famiglia Bervicato è finita sotto gli occhi dei riflettori dei magistrati. Sabato il blitz al parco Verde ha portato all’arresto di 4 persone dello stesso nucleo familiare: Francesco, Massimo, Giovanni e Domenico Bervicato. Sono accusati di gestire la piazza del parco Verde di Caivano, in particolare quella situata al settimo piano delle ‘case a mattoni’. Qui lo spaccio avveniva con un certo metodo:  l’acquirente si recava direttamente presso un appartamento, individuato al 4° piano, e dopo il preliminare riconoscimento da parte delle sentinelle e pusher, gli veniva consentito l’accesso attraverso diversi ingressi più o meno protetti al fine di acquistare sostanza stupefacente.

Come funzionava la piazza dei Bervicato

La piazza era attiva tutti i giorni, senza interruzione di orario, e vendeva cocaina, marijuana e hashish. A capo di detta piazza di spaccio vi erano, secondo gli inquirenti, i componenti della famiglia Bervicato. Il loro coinvolgimento è provato attraverso le minuziose indagine degli inquirenti effettuati sia attraverso registrazioni video che attraverso dichiarazioni di acquirenti delle sostanze stupefacenti, i quali hanno riconosciuto nei vari componenti della famiglia Bervicato coloro che vendevano la droga nelle ‘case a mattoni’ al parco Verde.

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Il ritrovamento del telefono e della patente di Antonio Natale

Come detto in precedenza, l’inchiesta sullo spaccio di droga al parco Verde si intreccia con quella dell’omicidio di Antonio Natale, scomparso il 4 ottobre e trovato senza vita due settimane dopo. Un mese prima del delitto, il 5 settembre, i carabinieri di Caivano a seguito di un blitz al quarto piano nelle ‘case a mattoni’ trovarono, oltre a tracce di sostanze stupefacenti ed un bilancino, anche un telefonino iPhone 12 con all’interno una sim card TIM  intestata ad Anna Alboretti, mamma di Antonio Natale, e la patente di guida di Antonio. Ciò dimostra, secondo gli inquirenti, come Antonio ‘lavorasse’ per conto dei Bervicato nello spaccio di droga.

Le dichiarazioni dei familiari di Antonio Natale

Tesi sostenuta anche dai parenti di Antonio, sentiti dopo la morte del giovane, i quali rivelarono ai militari i rapporti tra il giovane e i Bervicato. “Quando mi sono accorta che mio figlio lavorava per i Bervicato trafficando droga e frequentando queste persone ho anche fatto una telefonata anonima ai Carabinieri di Caivano dicendo loro cosa stesse accadendo. Avevo un rapporto molto stretto con mio figlio ed ero morbosamente lenta a lui perché avevo paura che gli succedesse qualcosa”, ha dichiarato la mamma di Antonio Natale. Giuseppe Natale, fratello di Antonio, ha detto ai militari che “il fratello era stipendiato dai Bervicato. So che avevano anche delle armi”.

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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