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Carcere di Secondigliano. “I boss della Vanella-Grassi pagavano gli agenti penitenziari”, la rivelazione del pentito

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I boss della Vanella-Grassi avrebbero pagato gli agenti penitenziari per ottenere i trasferimenti nel carcere di Secondigliano. Questi i nuovi dettagli emersi nell’ultima ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip della Procura di Napoli Isabella Iaselli su richiesta dei pm Luigi Landolfi e Simona Rossi.  Le indagini sul penitenziario di Napoli nord hanno toccato anche il cambio di reparto di Umberto Accurso ed un’analoga richiesta di Rosario Guarino.

Tutto è partito dalle parole dei collaboratori di giustizia Ciro Niglio e Eduardo Fabricino, i quali avrebbero pagato gli agenti della Polizia Penitenziaria Francesco Gigante e Mario Fabbozzi. Questi ultimi avrebbero ricevuto soldi per consentire il trasferimento di detenuti dello stesso clan nella stessa cella, disponendo trasferimenti tra Reparti e Sezioni diverse.

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La accuse dei magistrati si fondano sulle dichiarazioni di Niglio, detenuto alla terza Sezione del Reparto Ligure dal primo settembre 2014 al due marzo 2017. Nell’interrogatorio condotto il primo settembre 2019 il collaboratore di giustizia, oltre a descrivere il presunto traffico di oggetti vietati all’interno del carcere di Secondigliano grazie alla presunta corruzione di agenti della Polizia Penitenziaria, avrebbe sottolineato che l’ispettore Gigante sarebbe stato consapevole dei traffici di un assistente penitenziario, già condannato per corruzione.

I TRASFERIMENTI DEI BOSS DELLA VANELLA GRASSI

Dunque nell’inchiesta dei pm è finito il trasferimento di Umberto Accurso, arrestato nel 2016 e messo in isolamento al reparto T2. Un detenuto, coinvolto nella faida di Scampia, avrebbe chiesto ad un assistente penitenziario di far salire il boss reggente della Vanella-Grassi in Sezione. In quel occasione per il cambio di cella l’agente avrebbe chiesto 4000 euro che avrebbe poi dovuto dividere con l’ispettore Gigante. Quindi gli affiliati della Vanella-Grassi avrebbero consegnato la somma all’agente sbloccando, di fatto, lo spostamento di Accurso dall’isolamento alla Quinta Sezione del Reparto Ligure con Roberto Manganiello (non indagato nell’attuale inchiesta) e Pierino Poverino.

A carico di Gigante ci sarebbero anche le accuse specifiche di Niglio che avrebbe ammesso di essersi interessato personalmente dello spostamento dal reparto T2 al reparto Ligure Quinta Sezione del detenuto. Dunque Accurso sarebbe stato trasferito nella stanza con Polverino, detenuto dal 07 settembre 2015 al 27 luglio 2017, periodo che sarebbe compatibile con l’arresto del boss dei Girati.

Secondo le accuse del collaboratore di giustizia anche Salvatore Romano avrebbe consegnato all’agente Fabozzi alcuni beni in cambio del trasferimento ad altra Sezione del medesimo Reparto dove erano presenti gli affiliati al stesso clan.

CHI E’ NIGLIO

Ai magistrati Niglio ha ammesso di aver fatto parte del vertice del clan fondato con le famiglie Abrunzo e Valda a seguito della scissione del clan Aprea-Cuccaro-Andolfi, operante nel quartiere di Barra. In ordine alla credibilità soggettiva del Niglio i magistrati rilevano che per la sua posizione apicale nell’ambito di un clan, nato in tempi relativamente recenti, è stato in grado di riferire di gravissimi reati come alcuni omicidi.

Le sue dichiarazioni sono state ritenute credibili e poste a fondamento della ordinanza emessa a carico dell’assistente corrotto e della successiva sentenza di condanna. Niglio è stato detenuto nel carcere di Secondigliano dal 13 giugno 2014 ed assegnato al Reparto Ligure dal primo luglio 2014 al 2 marzo 2017. Inoltre il collaboratore di giustizia ha confermato il suo coinvolgimento nel traffico di stupefacenti per cui in ha potuto rendere dichiarazioni importanti.

TOMMASO SCHISA SU JO’ BANANA

Nel corso dell’interrogatorio del 27 febbraio 2020 Tommaso Schisa ha ricordato di essere stato detenuto nel carcere di Secondigliano AS3, Seconda Sezione, dal 10 luglio 2018 fino all’agosto dello stesso anno. Il collaboratore di giustizia condivideva la sezione con Eduardo Fabricino che gli avrebbe riferito della condotta dell’ispettore Gigante: l’agente penitenziario avrebbe ricevuto dai detenuti un compenso di 3-4mila euro per favorire cambi di cella su richiesta. In particolare, in passato, Jo’ banana (Rosario Guarino ndr), boss dei Girati, divenuto poi collaboratore di giustizia, avrebbe pagato l’ispettore per far trasferire un suo coimputato dall’isolamento T2 alla sezione AS3 in cui era detenuto.

CHI E’ TOMMASO SCHISA

Ha confermato la sua partecipazione al clan Schisa-De Luca Bossa-Minichini di Ponticelli, alleato dei Rinaldi. Quindi Schisa rivestì un ruolo apicale nel gruppo criminale riferendo alla magistratura anche episodi gravissimi relativi alla guerra contro il clan Mazzarella.

Il pentito è stato detenuto a Secondigliano dal 10 luglio 2018 al 4 ottobre 2019. La sua posizione di rilievo, ben conosciuta dagli altri detenuti appartenenti ai clan operanti nel napoletano ed in zone limitrofe, renderebbe credibile che sia stato messo a conoscenza del commercio di droga e cellulari all’interno del penitenziario. Schisa ha confermato anche di aver acquistato droga, da distribuire ai suoi affiliati detenuti con lui e cellulari all’interno del carcere.

“Si vendeva le celle”, il pentito accusa l’ispettore del carcere di Secondigliano

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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