E’ durato poche udienze il processo a carico di Salvatore L., trentenne nativo di Acerra, imputato per reiterate condotte offensive, minacciose e violente poste in essere a carico della compagna ventitreenne alla presenza della loro bambina di anni quattro, durante il periodo in cui la coppia viveva a Cardito.
La ragazza, al culmine dell’ennesima aggressione subita dall’uomo nel corso di un fine settimana, in cui quest’ultimo rientrava a casa dal lavoro svolto fuori regione, richiedeva l’intervento dei Carabinieri presso il domicilio. Prontamente intervenuto un equipaggio del radiomobile di Casoria, i militari trovavano l’uomo ancora in uno stato di alterazione, la donna in lacrime e la piccola con un taglio sul labbro sanguinante. Venivano immediatamente attivate le procedure previste dal cd. Codice rosso, con l’escussione dei soggetti presenti, tra cui la madre della giovane intervenuta subito dopo la chiamata della figlia. Si è accertato che l’uomo aveva assunto comportamenti violenti e prevaricatori nei confronti della giovane compagna sin dall’epoca della prima conoscenza e che tali condotte non si erano modificate nemmeno con la gravidanza né con la successiva nascita della bambina. Inoltre, proprio nell’ottica di aiutare il nascente nucleo familiare, i genitori della giovane si erano anche adoperati per trovare una collocazione lavorativa all’uomo, che aveva iniziato ad essere impegnato in cantieri fuori regione.
E’poi emerso che in occasione dell’intervento dei Carabinieri presso l’abitazione e l’allontanamento dell’uomo, dopo qualche ora l’imputato era ritornato cercando di rientrare. Non avendo la donna aperto per paura di ritorsioni, aveva iniziato a minacciarla dalla strada urlando di voler distruggere tutto quello che era presente in casa. La donna, costituitasi parte civile con l’assistenza dell’avv. Giuseppe Tuccillo del Foro di Napoli, nel corso del dibattimento celebrato innanzi il Tribunale di Napoli Nord (Presidente Nigro e Giudici a latere De Furia e Chiocca) ha ripercorso con dovizia di particolari e precisione tutto quanto subito nel corso degli anni ed a nulla sono valse alcune contestazioni mosse dal difensore dell’imputato finalizzate a qualificarle come inattendibili.
L’imputato, dopo aver cambiato ben tre difensori nel corso di cinque udienze, evidentemente avvedutosi che la sua situazione era connotata da una particolare gravità, ha cercato di convincere il Tribunale della sua innocenza durante l’esame cui si è sottoposto e con l’introduzione di due testi a discarico, la sorella e la cognata. Tali attività, però, non hanno sortito l’effetto sperato, anzi. Paradossalmente queste dichiarazioni hanno finito per confermare il quadro accusatorio allorquando l’uomo, dopo aver sostenuto di non aver mai toccato la compagna e che si trattava di false accuse, incalzato dal P.M. Dott. Martinelli che gli chiedeva conto della lesione al labbro riportata dalla bambina, clamorosamente riferiva che la lesione si era verifica in una occasione in cui la donna aveva preso in braccio la bimba per farsi scudo.
Anche le due testimoni a discarico si rivelavano assolutamente irrilevanti ed inidonee a scalfire le accuse. All’esito dell’udienza riservata alle discussioni delle parti, e cioè il P.M. dott. Vergara, la parte civile rappresentata dall’avv. Giuseppe Tuccillo ed il difensore dell’imputato avv. Gaetano Passante, il Tribunale ha condannato l’imputato alla severa pena di anni sei mesi quattro di reclusione, entità di pena che certifica i gravissimi comportamenti tenuti dall’uomo. Naturalmente il difensore ha già preannunciato appello, appena saranno rese note tra 90 giorni le motivazioni della sentenza.


