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venerdì, Marzo 29, 2024
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Il coronavirus è mutato: “Resiste a mascherine e lavaggio delle mani”. L’allarme

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Una mutazione significativa del coronavirus potrebbe averlo reso più resistente alle principali misure di prevenzione. È l’allarme che arriva da uno studio di alcuni ricercatori statunitensi, che avrebbero rilevato una mutazione a partire dalla proteina ‘spike’.
Lo studio, che deve ancora essere soggetto ad una verifica ‘peer-review’, ha interessato il genoma del Sars-CoV-2. L’analisi ha riguardato un’area geografica piuttosto ampia in tutta la città di Houston e nei suoi dintorni a partire dai primi casi accertati. I ricercatori, che lavorano nell’Università del Texas e in quella di Chicago, hanno analizzato oltre 5000 diverse sequenze genomiche del coronavirus. Rilevata una significativa mutazione nel virus nel 99,9% dei nuovi casi.

Secondo gli autori dello studio, la mutazione sarebbe il risultato di una sorta di reazione a catena. Il mancato rispetto delle misure di prevenzione avrebbe favorito la diffusione incontrollata del virus, che alla fine sarebbe diventato sempre più potente. Tale diffusione ha portato ad aggirare gli ostacoli con cui si può fronteggiare il contagio. Il timore dei ricercatori è che, con le varie mutazioni, il coronavirus sarebbe in grado di resistere anche all’utilizzo di mascherine, al lavaggio e alla disinfezione delle mani e al distanziamento di 1-2 metri. Ad ogni modo, la mutazione renderebbe il virus più difficile da contenere. Avrebbe anche aumentato la carica virale dei pazienti contagiati ma non avrebbe alterato la sua mortalità.

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Coronavirus mutato: si attendono conferme o smentite

Molto preoccupato della situazione è David Morens, virologo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) e diretto collaboratore di Anthony Fauci. «Se ci saranno conferme, tutto questo potrebbe avere implicazioni importanti sulla nostra capacità di controllare il coronavirus». Le implicazioni riguarderebbero non solo le misure di prevenzioni, ma anche l’efficacia di un vaccino. Non tutti gli esperti sono però convinti da quanto emerso dallo studio, sostenendo la necessità di una revisione definitiva e di nuovi studi sulle possibili mutazioni del virus.

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