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venerdì, Marzo 29, 2024
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Il figlio del pentito di camorra nel mirino dei sicari: il mistero delle pistole, dei bossoli e dello scooter

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Si tratta sicuramente di un agguato a scopi di vendetta, anche perché l’obiettivo dei sicari non era una persona qualunque ma il figlio di un collaboratore di giustizia. Si chiama Luigi Torino la persona ferita a Napoli, trasportato d’urgenza al Cardarelli di Napoli, dopo essere stato colpito in un raid di camorra che sarebbe avvenuto presso il rione San Gaetano di Miano nei pressi di vicolo Operai dove sono stati recuperati alcuni bossoli. Indagini al via per chiarire la dinamica. La vittima ha riportato due ferite, una all’anca e un’altra alla gamba destra. Tra i palazzoni del San Gaetano sono state rinvenute una pistola calibro 9, uno scooter abbandonato, un Piaggio Liberty, e quattro bossoli calibro 9×21.

Luigi Torino è figlio dell’ex boss Salvatore da oltre dieci anni collaboratore di giustizia, è arrivato in ospedale con ferite da arma da fuoco, gli inquirenti non hanno subito creduto alla versione della tentata rapina e hanno avviato indagini per vagliare anche altre ipotesi.

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Luigi Torino ha raccontato di essere stato aggredito da due persone che volevano soldi e quant’altro. Gli inquirenti, però, ritengono necessarie ulteriori indagini per verificare il suo racconto. Sul caso lavorano anche gli agenti della polizia, perché a loro, poco prima della notizia del ferimento di Torino, erano giunte segnalazioni che potrebbero rivelarsi utili.

La ricostruzione

Ha parentele illustri Luigi Torino, il 41enne colpito questa notte ad un’anca e alla gamba destra a Miano, nel rione San Gaetano, dove è residente. L’ uomo, ha raccontato agli inquirenti di essere rimasto vittima di un tentativo di rapina nella vicina Secondigliano, racconto che non ha affatto convinto le forze dell’ordine (indagini affidate ai carabinieri di concerto con la polizia). Tante, troppe le incongruenze a cominciare dal ritrovamento fatto dagli agenti tra via Marsala e vicolo Operai (dove Torino ha la residenza): una pistola calibro 9, uno scooter abbandonato, un Piaggio Liberty, e quattro bossoli calibro 9×21. Oltre a questi elementi c’è la parentela dell’uomo: Luigi infatti è figlio di Salvatore Torino ‘o gassusar ex boss dei Lo Russo poi ‘migrato’ alla Sanità dove, all’inizio degli anni Duemila, è stato protagonista di una sanguinosa guerra contro i reduci del clan Misso-Pirozzi.

Erano gli anni della deflagrazione del gruppo della Sanità con i due capi detenuti e pentiti (Giuseppe Misso jr e Emiliano Zapata Misso), e con le voci circolate su una possibile collaborazione dello stesso padrino Giuseppe Misso con la giustizia. Torino dal suo bunker di Supportico Vita cercò di organizzarsi e di approfittare di quella vacanza di potere per tentare di prendersi il quartiere. Una guerra culminata con il suo arresto e con la sua collaborazione con la giustizia. Salvatore Torino, nel momento in cui passò dalla parte dello Stato spiegò ai magistrati i motivi che lo avevano portato alla Sanità allontanandosi dai ‘capitoni’:«Nel clan Lo Russo sono rimasto fino alla scissione avvenuta nel 1999 e mi sono occupato, quale affiliato, di tutte le attività criminali che si svolgevano, soprattutto omicidi e droga. Lei mi chiede quali sono i motivi che hanno determinato la scissione dal clan Lo Russo e io rispondo che il giorno prima dell’arresto in Spagna di Giuseppe Lo Russo che era latitante lui ci aveva indicato quali referenti nel clan e persone che avrebbero dovuto curare i suoi interessi e proseguire nella sua linea criminale. Quando parlo di noi mi riferisco a me, Ettore Sabatino, Spina Francesco. Antonio Lo Russo, figlio di Giuseppe, voleva fare lui il capo e per questo stavano nascendo contrasti, soprattutto legati alla spartizione dei proventi illeciti. Arrivò anche a schiaffeggiare Francuccio, figlio di Ettore Sabatino, cosa che provocò la reazione del padre disposto a questo punto ad imbracciare le armi».

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