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martedì, Marzo 19, 2024
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Mitra puntato contro gli agenti a Ponticelli, assoluzione per tre

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Tre assoluzioni e una condanna a otto anni. E’ questa la clamorosa decisione arrivata dalla sentenza nei confronti di Giuseppe Iacovelli, Giuseppe Damiano, Vincenzo Barbato, Giuseppe Veneruso. I primi tre sono imputati nel processo che si è svolto con rito abbreviato (formula che comporta in caso di condanna lo sconto di un terzo della pena): erano accusati di essere sfuggiti all’alt della polizia e di aver puntato contro gli agenti un mitra per guadagnare la fuga insieme ad una quinta persona.  L’episodio è avvenuto a Ponticelli su Viale delle Metamorfosi, nel lotto 0, nel settembre dello scorso anno (leggi qui l’articolo). I cinque erano indicati come vicini al gruppo De Luca Bossa-Minichini attivo proprio in questa parte del quartiere.

Bloccati a Ponticelli nel feudo dei De Luca Bossa: uno di loro qualche giorno prima era sfuggito ad un agguato

Quel giorno erano da poco trascorse le 17 quando gli agenti notarono cinque persone a bordo di un’auto che, alla loro vista, si erano date alla fuga nonostante fosse stato loro intimato l’alt. L’inseguimento terminò all’angolo con via Bronzi di Riace dove, dopo aver impattato contro la volante, il conducente, sceso dall’auto, estrasse una pistola mitragliatrice verso i poliziotti dandosi poi alla fuga a piedi nelle strade limitrofe mentre i passeggeri venivano bloccati. Poco dopo, una pattuglia del commissariato San Giovanni-Barra notò in via Bronzi di Riace un uomo corrispondente alle descrizioni che correva verso via Cleopatra; lo stesso, alla vista della volante, tentò poi di allontanarsi venendo infine bloccato e ammanettato. Il gip ha assolto e scarcerato Damiano, Barbato, Iacovelli e Giovanniello mentre Veneruso è stato condannato a otto anni. E dire che pochi giorni prima proprio Damiano (difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Angela Peccerella) era sfuggito miracolosamente ad un agguato: ragion per cui i giudici avevano contestato l’aggravante camorristica anche a causa di numerosi episodi in cui i giovani erano stati fermati con persone vicine al clan. Accuse tutte cadute con i tre completamente assolti e scarcerati. L’avvocato di Barbato, l’abile Giuseppe Milazzo, ha evidenziato che la tecnica usata dalla Procura è stata quella della demonizzazione del contesto sociale di provenienza degli imputati. Il pubblico ministero aveva chiesto per loro otto anni di reclusione. Nel collegio difensivo anche gli avvocati Aurelia De Nunzio (per Iacovelli), Gennaro Tarallo, Mario Ferbo e Guglielmo Ventrone.

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