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venerdì, Aprile 19, 2024
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Pagarono 50 mila euro per far scarcerare il superboss di ndrangheta, è evaso dalla prigione

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Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, unitamente a personale del
Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, con
il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale
Antimafia, dalle prime luci dell’alba, con la cornice di sicurezza offerta da elicotteri del
Comparto AeroNavale del Corpo, stanno eseguendo un’ordinanza di applicazione di
misura cautelare personale in carcere e agli arresti domiciliari emessa dal Giudice per
le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 45 soggetti
accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico internazionale di sostanze
stupefacenti, detenzione di armi e rapina aggravate dall’utilizzo del “metodo mafioso”
e della transnazionalità del reato.

L’esecuzione delle odierne misure cautelari personali rappresenta l’epilogo di
un’importante e complessa indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio
Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, coordinata dal Procuratore
Aggiunto Gaetano Calogero Paci e dal Sostituto Procuratore Francesco Ponzetta e
condotta dal Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata – G.O.A. del Nucleo di
Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Calabria.

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Nel dettaglio, le attività investigative hanno consentito di destrutturare completamente
la cosca di ‘ndrangheta riconducibile ai Bellocco di Rosarno (RC) e le sue articolazioni
extra regionali, traendo in arresto tutti i membri apicali della prefata famiglia,
appartenente al “mandamento tirrenico” e operante nella piana di Gioia Tauro, in
Emilia Romagna, in Lazio e in Lombardia.

I BELLOCCO, avvalendosi della forza intimidatrice scaturente dal vincolo associativo
e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà creatisi nei citati
territori, attuavano un capillare controllo di ogni aspetto della vita, specie pubblica ed
economica, con l’intento di addivenire all’assoggettamento egemonico del territorio,
realizzato anche attraverso accordi con altre organizzazioni criminose omologhe, quali
la cosca PESCE in Rosarno, cosca GALLACE in Anzio, cosca MORABITO di Africo,
e la commissione dei delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale,
in materia di armi e sostanze stupefacenti, al fine di procurarsi ingiuste utilità.

L’indagine prende le mosse da una precedente operazione, condotta sempre dal
G.O.A. della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e denominata “Rio De Janeiro”,
concernente il sequestro di un ingente quantitativo di cocaina pari a circa 385
chilogrammi. L’ingente carico di droga era stato gettato in mare da operatori navali
“infedeli” all’epoca dei fatti imbarcati sulla nave portacontainer “Hamburg Sud – Rio De
Janeiro”, giunta al porto di Gioia Tauro (RC) in data 19.10.2016.

 

In tale circostanza, la cocaina, cautelata in dei borsoni impermeabilizzati e legati tra di loro attraverso l’impiego di funi e boe di galleggiamento, veniva gettata in mare, in accordo con le direttive impartite dalle organizzazioni criminali calabresi circa il punto esatto dello
scarico ai fini del successivo recupero, con la compiacenza di nove marinai, a quel
tempo individuati, identificati e sottoposti a fermo di indiziato di delitto.

 

Da tale sequestro scaturiva un’imponente attività d’indagine che, sebbene
particolarmente complessa, a causa della metodologia di comunicazione utilizzata
dagli indagati e dalla oculatezza nella scelta dei luoghi di incontro, consentiva di
identificare tutti i componenti dell’organizzazione criminale, le cui attività principali
erano quelle dell’approvvigionamento di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente,
di portare a termine svariate compravendite di narcotico, da far giungere presso gli
scali portuali nazionali, come appunto quello di Gioia Tauro e internazionali, come
Rotterdam (Olanda) e Le Havre (Francia), interfacciandosi, in questi siti, con autonome
organizzazioni dotate di batterie di operatori portuali infedeli.

 

Il gruppo criminale, articolato su più livelli e dotato di elevatissime disponibilità
finanziarie, allo scopo di importare la cocaina, individuava in Sudamerica, in particolare
in Argentina e Costarica, fonti di approvvigionamento di ingenti partite di quella
sostanza stupefacente da inviare in Italia occultate, per il trasporto navale, in appositi
borsoni all’interno di container.

 

Per tali finalità, uomini della cosca Bellocco si sono serviti di alcuni emissari che hanno
effettuato diversi viaggi in territorio sudamericano, per visionare lo stupefacente e
contrattare con i referenti in loco al fine di poter organizzare gli aspetti logistici
dell’importazione.

Grazie alla preventiva e tempestiva apertura di un canale di collaborazione tra la
Guardia di Finanza di Reggio Calabria e la Gendarmeria Argentina, per il tramite di
apposita Rogatoria Internazionale promossa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di
Reggio Calabria, è stato possibile accertare che proprio a Buenos Aires l’associazione criminale calabrese poteva contare sulla collaborazione di alcuni “colletti bianchi” italo-
argentini, intranei all’organizzazione, disposti ad agevolare la pianificazione degli illeciti traffici e l’importazione di ingenti quantitativi di cocaina.

In tale contesto, uno di questi, sfruttando le proprie conoscenze, riusciva ad ottenere
informazioni riservate riguardanti l’attività d’indagine avviata presso il Tribunale
Penale-Economico di Buenos Aires, informando tempestivamente i sodali calabresi e
fornendo loro anche copia di alcuni atti di indagine.

L’EVASIONE

L’emissario in Sud America della cosca Bellocco non si limitava alla mera funzione di
intermediario nell’ambito degli illeciti traffici, ma si prodigava anche per la risoluzione
di questioni estremamente rilevanti che hanno interessato la famiglia di ‘ndrangheta
dei Morabito di Africo (RC).

A tal fine, risulta emblematico il coinvolgimento del prefato emissario con alcuni componenti della cosca Morabito per far pervenire in territorio uruguagio una ingente somma di denaro, pari a 50.000,00 euro, finalizzata a far
scarcerare Rocco MORABITO, detto “Tamunga”, arrestato dopo una significativa
latitanza e successivamente evaso.

L’ORGANIZZAZIONE

La stessa organizzazione, diversificando i propri affari, ha curato anche la coltivazione
di sostanze stupefacenti di tipo cannabis indica utilizzando alcune serre dislocate in
Toscana per poi adoperarsi, attraverso una fitta rete di spacciatori, ad effettuare le
cessioni sull’intero territorio nazionale.
Inoltre, alcuni componenti dell’organizzazione, al fine di approvvigionarsi di notevoli
disponibilità di denaro contante, da investire successivamente nell’acquisto dello
stupefacente, portavano a termine atti diretti univocamente ad eseguire una rapina
presso un Istituto Postale sito nel Lazio. A tal proposito, le attività investigative hanno
permesso di monitorare alcuni degli indagati mentre effettuavano diversi sopralluoghi
e riprese video del luogo dove doveva essere effettuata la rapina documentando, tra
l’altro, i movimenti dei furgoni portavalori e la condotta delle guardie giurate poste a
vigilanza delle operazioni.

Grazie al tempestivo intervento dei militari del GOA di Reggio Calabria, veniva tratto
in arresto un membro del sodalizio criminale, colto in flagranza del possesso di armi,
munizionamento, guanti e passamontagna, da utilizzare per eseguire la rapina,
nonché di sostanza stupefacente destinata allo spaccio.
Si evidenzia che le armi sequestrate, per le finalità anzidette, provenivano dal territorio
Calabrese, inviate dall’associazione criminale mediante l’espediente di un pacco
anonimo trasportato su un autobus di linea, con la complicità dell’autista,
appositamente assoldato dall’organizzazione stessa.

Le attività investigative, culminate con le ordinanze eseguite oggi, hanno permesso di
sequestrare circa 400 Kg. di cocaina, 30 Kg. di hashish, 15 Kg. di marijuana, un fucile
d’assalto automatico, 3 pistole semiautomatiche, un silenziatore e munizionamento di
vario calibro.
A corollario del contesto operativo, è interessante sottolineare come dei 45 soggetti
colpiti oggi da provvedimento restrittivo ben 5 di questi, risultino percettori del reddito
di cittadinanza.

In particolare, la misura della custodia cautelare è stata disposta nei confronti dei
seguenti 45 soggetti (36 carcere e 9 domiciliari):
(1) AGLIOTI Carmelo, cl’ 48;
(2) BARTOLOMEI Fabrizio, cl’ 74;

(3) BELLOCCO Domenico, cl’ 76;
(4) BELLOCCO Domenico, cl’ 80;

(5) BELLOCCO Mario, cl’ 41 domiciliari;
(6) BELLOCCO Umberto, cl’ 91;
(7) omissis;
(8) CELINI Salvatore, cl’ 90;
(9) COPELLI Emanuele, cl’ 78;
(10) CORRAO Francesco, cl’ 88;
(11) omissis;
(12) omissis;
(13) FERRO Fabrizio, cl’ 73;
(14) FIORI Marco, cl’ 73;
(15) FONTI Alessandro, cl’ 72;
(16) FORTINI Francesco, cl’ 91;
(17) GALLACE Bruno, cl’ 72;
(18) GALLIZZI Vincenzo, cl’ 90;
(19) ITALIANO Vincenzo, cl’ 71;
(20) LOIACONO Francesco Antonio, cl’ 90;
(21) LOIACONO Pasquale, cl’ 93;
(22) LOPRETE Antonio, cl’ 69;
(23) LOPRETE Giuseppe, cl’ 93;
(24) MARINELLI Nicola, cl’ 71;
(25) MARTORANO Natale, cl’ 72;
(26) MASSIDDA Simone, cl’ 78;
(27) MERCURI Domenico, cl’ 90;

(28) MORANO Francesco, detto
Gianfranco, cl’ 68;
(29) ORANI Antonio, cl’ 72;
(30) PESCE Vincenzo, cl’ 52;
(31) PELLEGRINO Vincenzo, cl’ 59;
(32) PIRROTTA Giuseppe, cl’ 83;
(33) omissis;
(34) omissis;
(35) SCANDINARO Domenico, cl’ 84;
(36) omissis;
(37) STRAPUTICARI Gianluca, cl’ 88;
(38) D’AGAPITI Silvia, cl’ 91 domiciliari;
(39) FIORI Andrea, cl’ 69 domiciliari;
(40) GIANCANA Giovannella, cl’ 86
domiciliari;
(41) LORENZO Fabrizio, cl’ 75
domiciliari;
(42) LUCIFERO Claudio, cl’ 63
domiciliari;
(43) MOSCIATTI Caterina, cl’ 66
domiciliari;
(44) PIZZUTI Valentina, cl’ 74 domiciliari;
(45) ROCCHI Vanessa, cl’ 80 domiciliari.

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