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Perché i dazi esteri minacciano la sartoria napoletana

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La sartoria napoletana è molto più di una semplice tradizione artigianale. È una vera e propria scuola di stile, riconosciuta per aver saputo unire rigore tecnico e creatività. Nei vicoli del rione Sanità e nel centro storico di Napoli, da secoli, si trovano laboratori sartoriali dove vengono confezionati capi su misura, guanti di pelle e accessori di alta qualità per nobili e viaggiatori europei.

Questo sapere manuale, tramandato di generazione in generazione, ha dato vita a un linguaggio estetico unico, apprezzato in tutto il mondo.

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I maestri e le icone del Novecento

Il Novecento rappresenta il secolo d’oro della sartoria napoletana. Figure come Vincenzo Attolini sono celebri per aver inventato la giacca destrutturata, simbolo dello stile napoletano leggero e naturale. Antonio Caggiula si è distinto per l’estrema cura nei dettagli, fondendo lo stile inglese con la leggerezza mediterranea.

Dal 1914, Eugenio Marinella ha reso famose le sue cravatte artigianali in tutto il mondo, conquistando clienti illustri come capi di Stato, attori e imprenditori globali. Il marchio è un’icona di eleganza napoletana, con boutique frequentate da presidenti USA e figure di rilievo nazionale e internazionale.

Le maison simbolo e la versatilità napoletana

Altre case storiche come Kiton, Isaia, Luigi Borrelli e Mario Valentino mostrano la versatilità della sartoria napoletana. Queste maison spaziano dall’abbigliamento formale al prêt-à-porter di alta gamma, mantenendo sempre al centro artigianalità e cura del dettaglio.

Ogni brand si distingue per tecniche specifiche, tagli personalizzati e un forte legame con il territorio napoletano.

La sartoria napoletana oggi è un lusso autentico sotto pressione

In un mondo dominato dalla produzione di massa, la sartoria napoletana rimane un baluardo di lusso autentico, fatto di tempo, passione e mani esperte. Tuttavia, questo patrimonio rischia di essere compromesso e da una crisi profonda.

Oggi la sartoria napoletana si trova a un bivio. Da un lato c’è l’eccellenza, dall’altro una crisi silenziosa che minaccia la sua sopravvivenza. Sartorie storiche come Rubinacci, Ciardi e Panico lottano per sopravvivere in un mondo sempre più veloce e competitivo.

Uno studio di GQ evidenzia una grave carenza di nuovi maestri artigiani. Il passaggio generazionale è incerto, molti giovani evitano l’apprendistato, scoraggiati dai lunghi tempi di formazione e attratti da professioni più redditizie e immediate. Diventare sarto richiede anni di dedizione, pazienza e disciplina, qualità rare nell’era della gratificazione istantanea.

I dazi internazionali mettono a rischio il Made in Naples

La situazione si aggrava con le pressioni della globalizzazione. Il settore è travolto dalla concorrenza del fast fashion e da sistemi produttivi internazionali che premiano quantità e velocità, non qualità e lentezza.

L’export sartoriale campano, un tempo fiore all’occhiello del Made in Italy, soffre a causa dei dazi imposti da Paesi esteri su prodotti artigianali di fascia alta.

L’allarme di Confesercenti Napoli

A lanciare l’allarme è Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Napoli. Schiavo ha chiesto un intervento urgente a Regione Campania, Governo italiano e Unione Europea.

Secondo lui, i dazi su capi sartoriali e accessori artigianali, applicati in mercati chiave come USA e Asia, alzano i prezzi all’export e comprimono i margini delle imprese napoletane.

La proposta per salvare la sartoria napoletana

Schiavo suggerisce misure di defiscalizzazione equivalenti ai dazi, cioè sgravi fiscali e incentivi per le aziende locali che esportano. L’obiettivo è mantenere la competitività senza dover delocalizzare o ridurre la qualità.

Serve anche una maggiore tutela legale del Made in Naples, un fondo regionale per l’export artigianale e incentivi per la formazione di nuovi apprendisti. Solo così si potrà mantenere viva la produzione sartoriale nel cuore di Napoli.

Perché difendere la sartoria napoletana è una questione culturale

I dazi non sono solo un problema economico, ma minacciano la sopravvivenza di un modello culturale. La sartoria napoletana non è “solo” moda: è identità, storia e valore sociale.

Proteggere questa tradizione significa salvaguardare l’unicità contro l’omologazione globale. Permette ai piccoli laboratori, spesso a conduzione familiare, di continuare a esistere e creare.

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