Clan di camorra in ginocchio e con le casse vuote, nuove leve a caccia di soldi che provano a guadagnare terreno giocando a Gomorra. E il pizzo di Natale che torna a essere una triste realtà, nonostante la crisi economica post pandemia, con denunce in aumento – e questa è una buona notizia – in tutto il Napoletano. L’ultimo caso a Cardito ha rilanciato l’allarme racket.
Questa mattina i Carabinieri della compagnia di Caivano sono intervenuti in piazza Santa Croce a Cardito per il rinvenimento di un ordigno inesploso.
La bomba di circa 3 kg, ripiena di polvere, chiodi e bulloni, sarebbe stata piazzata da ignoti davanti un’attività di noleggio auto. I carabinieri della stazione di Crispano e gli Artificieri del nucleo investigativo di Napoli hanno disinnescato l’ordigno pochi minuti fa. Indagini in corso per chiarire dinamica e matrice evento
Si pensa ai nuovi gruppi di giovani aspiranti camorristi, che nell’area a nord di Napoli da Marano a Caivano e Giugliano, da Afragola a Casoria stanno provando a portare avanti il blasone criminale e il nome dei vecchi clan come i Moccia, anche se i boss sono tutti detenuti. Un po’ come stava accadendo a Torre Annunziata, Pompei e Castellammare, dove gli ultimi due blitz anticamorra hanno smantellato prima le nuove leve dei Gionta, poi i reggenti dei Cesarano, due cosche che sulla riscossione del pizzo poggiano gran parte della loro economia «solidale». Tra Afragola e Casoria sono stati diversi gli attentati con bombe carta contro le attività commerciali e le stese verso le finestre di imprenditori. Ma qui sono anche in aumento le denunce, soprattutto perché in molti dopo la pandemia non sono più in grado di pagare le estorsioni alla camorra, che pretende le tre «rate» di Natale, Pasqua e Ferragosto.

