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Non solo la guerra Russia-Ucraina, la Cina pronta a prendersi Taiwan: «E’ un nostro territorio»

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Gli Stati uniti, impegnati sulla scena ucraina, starebbero cercando di alleggerire la situazione su un altro teatro che, negli ultimi mesi, si stava riscaldando: quello di Taiwan e dei rapporti con la Cina. Almeno questa è l’interpretazione che si sta facendo strada a Pechino, dopo la telefonata di ieri tra il segretario di Stato Antony Blinken e il ministro degli Esteri cinese Wang Yi.

Ieri Blinken – a quanto scrive oggi il South China Morning Post – ha ribadito che gli Usa non cercano un cambio di regime in Cina o una nuova guerra fredda, oltre a essere “contrari” a un’eventuale dichiarazione d’indipendenza di Taiwan, considerata da Pechino una provincia ribelle parte integrante del proprio territorio sovrano. “Che io sappia la formulazione che tradizionalmente gli Usa utilizzano è di non sostenere l’indipendenza di Taiwan. Quello che è nuovo per me è che gli Usa sono ‘contrari’ all’indipendenza di Taiwan”, ha segnalato Wang Jisi, professore presso l’Università di Pechino, in una conferenza tenuta oggi al CSIS a Washington.

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La Cina respinge qualsiasi tentativo di paragone o accostamento tra la crisi in Ucraina e le tensioni con Taipei. «Taiwan non è l’Ucraina ed è sempre stata parte inalienabile del territorio cinese e questo è un fatto storico e giuridico inconfutabile», ha detto la portavoce del ministero degli esteri Hua Chunying, riaffermando la posizione di Pechino secondo cui il tentativo di indipendenza di Taipei dalla Cina è «un vicolo cieco» e non ci devono essere «malintesi» sul punto.

La Cina respinge i paragoni: «Taiwan è un nostro territorio»

La Cina rivendica la sovranità sull’isola dotata di un modello democratico, avendo anche aumentato negli ultimi anni le pressioni militari, diplomatiche ed economiche, sollecitando la preoccupazione di Stati Uniti e alleati dell’area Indopacifica che hanno intensificato i contatti con l’isola. «Ho notato che con la crisi in Ucraina alcune persone hanno voluto menzionare Taiwan – ha aggiunto Hua nella conferenza stampa quotidiana. Penso che alcuni dei loro commenti abbiano completamente rivelato che la loro conoscenza della storia sulla questione di Taiwan è quantomeno carente».

“Io penso – ha continuato – che sarebbe uno sviluppo positivo se gli Usa ribadissero questa posizione che non intendono cambiare lo status quo”. La dichiarazione di Blinken è considerata da Pechino un passo avanti, che incoraggia alla luce anche della dichiarazione fatta da Blinken in un’altra telefonata a fine gennaio, quando il capo della diplomazia Usa disse che non ci sono stati cambiamenti nella posizione americana sulla “politica dell’Unica Cina”, secondo il resoconto dato dall’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua.

Affermazioni simili erano state fatto durante il summit virtuale tra il presidente Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping. “Il governo Usa resta vincolato al senso della politica a lungo termine del “principio dell’Unica Cina”. In quel caso, però, riguardo all’indipendenza di Taiwan si parlava di “non sostegno”.

A favorire questo slittamento, che sembra impercettiibile a chi non segue le vicende della politica asiatica ma ha una certa rilevanza nel linguaggio diplomatico, è stato probabilmente il contesto che si è venuto a determinare attorno all’Ucraina, dopo il riconoscimento russo dell’indipendenza delle autoproclamante repubbliche di Donetsk e Lugansk, nel Donbass. Il tema della telefonata – nella versione stringata datta dal Dipartimento di Stato Usa – è stato proprio quello dell’Ucraina, con Blinken che ha sottolineato “la necessità di preservare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”. Sarebbe, in effetti, apparso strano per Blinken opporsi al riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche russe del Donbass e, nello stesso tempo, non farlo per Taiwan. Anche perché nella comunità di sicurezza ha evocato la possibilità che la crisi ucraina possa proporre un’occasione alla Cina di andarsi a riprendere Taiwan con la forza, un’ipotesi che avrebbe conseguenze devastanti.

Al momento in realtà la priorità per gli Stati uniti appare essere quella euro-atlantica, pur essendo chiaro che la sua strategia indo-pacifica ha un obiettivo preciso nella Cina. “Con la situazione ucraina che è sfuggita di mano, gli Usa ovviamente vogliono spingere a Cina in una direzione che non offra troppo sostegno alla Russia, questa l’ovvia motivazione” dell’improvvisa prudenza americana”, ha spiegato Lu Xiang, dell’Accademia cinese delle scienze sociali al SCMP. Per questo, al di là delle dichiarazioni dure rispetto nei confronti degli Usa rispetto alla crisi ucraina e alle conseguenti sanzioni, anche la Cina sta mantenendo un atteggiamento relativamente prudente sull’Ucraina e, ovviamente, su Taiwan.

Roma, 23 feb. (askanews)

 

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