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Scandali e inchieste a Giugliano, Potere al Popolo: “Pensare all’alternativa”

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Nei giorni scorsi giornali e televisioni, locali e nazionali, hanno dato notizia di un’inchiesta giudiziaria riguardante, oltre ad imprenditori e camorristi, esponenti politici del comune di Giugliano. Tra i numerosi reati oggetto dell’indagine, sono contestati lo “scambio elettorale politico-mafioso” e quelli legati al condizionamento esercitato, da un gruppo criminale del territorio, sull’amministrazione comunale.
Compete alla magistratura l’accertamento dei fatti e delle responsabilità penali delle persone coinvolte.
Tuttavia, al netto degli esiti che avranno i singoli processi, con i loro tempi tendenzialmente lunghi, non possiamo non rilevare, sin da subito, che, in una manciata di mesi, il territorio giuglianese è stato colpito da ben tre inchieste giudiziarie legate, in un modo o nell’altro, alle pratiche del governo locale, della vecchia e della nuova amministrazione.
𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒂𝒅𝒆𝒓𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒂 “𝑷𝒐𝒕𝒆𝒓𝒆 𝒂𝒍 𝑷𝒐𝒑𝒐𝒍𝒐!” 𝒅𝒊 𝑮𝒊𝒖𝒈𝒍𝒊𝒂𝒏𝒐, 𝒓𝒊𝒕𝒆𝒏𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒅𝒐𝒗𝒆𝒓𝒐𝒔𝒐 𝒂𝒑𝒓𝒊𝒓𝒆 𝒖𝒏𝒂 𝒓𝒊𝒇𝒍𝒆𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒔𝒖𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒔𝒑𝒆𝒕𝒕𝒊 𝒑𝒐𝒍𝒊𝒕𝒊𝒄𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒕𝒂𝒍𝒊 𝒆𝒎𝒆𝒓𝒈𝒆𝒏𝒛𝒆 𝒑𝒐𝒏𝒈𝒐𝒏𝒐 𝒂𝒍𝒍’𝒐𝒓𝒅𝒊𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒈𝒊𝒐𝒓𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍’𝒂𝒈𝒆𝒏𝒅𝒂 𝒑𝒐𝒍𝒊𝒕𝒊𝒄𝒂 𝒍𝒐𝒄𝒂𝒍𝒆.
Ci sembra chiaro che siamo in presenza della riproduzione, su scala comunale, di un processo generale di degenerazione del ceto politico sempre più assoggettato agli interessi economici dei quali diventa riferimento istituzionale, quando non ne è espressione diretta.
Altrettanto evidente ci sembra la causa principale di questo fenomeno: 𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝘁𝗶 𝗮 𝗺𝗲𝗿𝗲 𝘀𝗶𝗴𝗹𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮𝗻𝗼 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗶𝗻 𝗽𝗿𝗼𝘀𝘀𝗶𝗺𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝘀𝗰𝗮𝗱𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗮𝗹𝗶, 𝘀𝘃𝘂𝗼𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲𝗰𝗶𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗹𝗲 𝗰𝘂𝗶 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮𝗻𝘇𝗲 𝗶𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝘀𝗽𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗱𝗲𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘃𝗼𝘁𝗼 𝗰𝗹𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲𝗹𝗮𝗿𝗲-𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗼 𝗳𝗼𝗿𝗻𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗶 𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗲𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗳𝗲𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼. 𝗟𝗮 𝗺𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗮 𝗲𝘀𝗲𝗺𝗽𝗹𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝗮𝗹𝗲 𝘁𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲̀ 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗿𝘀𝗮 𝗮 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝘂𝗶𝗿𝗲 𝗹𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼 𝗲 𝗺𝘂𝗼𝗶𝗼𝗻𝗼 𝗮𝗱 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝘁𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗮𝗹𝗲, 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝘂𝗶𝘁𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗶𝘀𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶 𝗳𝗮𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗶 𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝗶𝗻𝗴𝗼𝗹𝗶 𝗰𝗮𝗻𝗱𝗶𝗱𝗮𝘁𝗶 “𝗳𝗼𝗿𝘁𝗶”, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻 𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝗴𝗼𝘃𝗲𝗿𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮̀.
In questo quadro, le scelte dell’amministrazione locale sono sempre più frequentemente il risultato di meccanismi di scambio tra parte politica e parte economica: imprese di ogni tipo e origine e persino cooperative sociali si muovono in queste dinamiche.
Noi non vogliamo rassegnarci a questo stato delle cose in cui gli interessi collettivi, i bisogni e le istanze della comunità non riescono più a trovare nemmeno le forme per organizzarsi ed esprimersi. Innanzitutto perché incide sulla qualità della vita di ognuno e ognuna di noi in termini di inefficienza dei servizi erogati o addirittura negati, di indisponibilità di spazi e strutture collettivi anche quando sono pubblici (come avviene per le poche strutture sportive), di mancanza di luoghi e momenti di produzione e fruizione di attività culturali.
Ancora peggiore è la condizione di vita di chi ha bisogno di “prestazioni sociali” che, attraverso processi di esternalizzazione, vengono sempre più di frequente affidate a privati o cooperative sociali e altri soggetti del “Terzo settore”. Tale meccanismo, oltre a degradare la qualità media delle prestazioni offerte, non riesce nemmeno a garantire continuità delle erogazioni dei servizi, spesso soltanto “promessi”, ma non garantiti.
Noi non ci rassegniamo e vogliamo provare a costruire un’alternativa con tutte le soggettività politiche, sociali, culturali, singoli cittadini che sentono urgente la necessità di un profondo cambiamento.
𝐈𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞, 𝐚𝐩𝐫𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐟𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐮𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐮𝐧 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐟𝐨𝐧𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐦𝐨𝐜𝐫𝐚𝐳𝐢𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚𝐭𝐚, 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐚𝐩𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐛𝐞𝐧𝐢 𝐞 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐢, 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐩𝐚𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐞 𝐢𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨𝐥𝐥𝐨 𝐩𝐨𝐩𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀.

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