domenica, Luglio 20, 2025
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Scandalo all’Università Federico II di Napoli, danno da 2 mln di euro: 3 prof nei guai

I finanzieri del comando provinciale di Napoli hanno concluso un’articolata indagine coordinata dalla Procura regionale della Corte dei Conti con l’accertamento di un danno erariale di 2 milioni di euro perpetrato da tre professori dell’Università Federico II di Napoli citati a giudizio dall’autorità contabile.In particolare, i militari del I gruppo Napoli hanno incrociato i dati degli stessi con le dichiarazioni fiscali presentate, pervenendo all’individuazione di alcune posizioni meritevoli di approfondimento.

Dagli accertamenti condotti dai finanzieri, infatti, è emerso come nel periodo sottoposto ad indagine (anni 2012 – 2017) tre professori universitari a tempo pieno fossero al contempo provvisti di partita Iva e fatturassero centinaia di migliaia di euro per prestazioni rese per servizi extra-istituzionali non comunicati all’amministrazione pubblica di appartenenza, ovvero, sebbene autorizzati, svolgessero le stesse secondo canoni riferibili alla tipica attività libero professionale, con ciò violando i prescritti dettami di legge.

I tre professori dell’università Federico II (facoltà di medicina, economia e ingegneria), destinatari di altrettanti inviti a dedurre emessi dalla Procura regionale della Corte dei conti per la Campania, sono stati ritenuti responsabili di aver cagionato un danno erariale pari alle prestazioni extra-istituzionali rese, incompatibili con la funzione pubblica ricoperta. Inoltre, per tale condotta antigiuridica gli stessi dovranno rispondere parimenti dell’indebita percezione dello stipendio previsto per i dipendenti pubblici con regime di impegno “a tempo pieno”, atteso che nei casi di specie è prevista la corresponsione di una retribuzione di livello inferiore.

Eclatante la situazione di uno dei tre docenti: già diffidato dall’ente universitario dall’astenersi da situazioni di potenziale incompatibilità, lo stesso, oltre ai numerosi incarichi extraistituzionali “nascosti” all’ateneo, per oltre un milione di euro, è risultato ricoprire cariche di rappresentanza e partecipazione agli utili in diverse società, violando un ulteriore vincolo previsto dalla norma di settore