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giovedì, Aprile 25, 2024
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Termini di fase scaduti, libero Pasquale Amato ‘o palumbar

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E’ indicato dalla Procura come il capo di un’organizzazione specializzata nella pesca di frodo e in particolare in quella di datteri di mare. Da qualche giorno Pasquale Amato, soprannominato ‘o palumbar, pescivendolo di Secondigliano, è stato scarcerato ottenendo il divieto di dimora in Campania. Il nuovo colpo di scena dopo la decisione del pubblico ministero che, rendendosi conto che la scelta della difesa di abbreviato condizionato alla nomina di un perito avrebbe di fatto allungato i tempi, ha di fatto accolto le richieste della difesa in relazione alla scadenza dei termini di fase determinando la nuova decisione per ‘o palumbar. Notizia anticipata qualche giorno fa da Il Roma. Vincente dunque si è rivelata la scelta del difensore di Amato, l’abile avvocato Paolo Gallina. Stessa sorte per gli altri imputati la linea dei cui difensori è stata accolta dalla pubblica accusa, Vincenzo Amato e Pasquale Amato (classe 1965) difesi da Generoso Grasso, e Elpidio Viola e Catello Viola, difesi da Raffaele Attanasio.

La vicenda. L’odissea di ‘o palumbar e la linea scelta dalla difesa

Una vicenda complessa quella relativa al ruolo di Pasquale Amato ‘o palumbar, legata alla pesca di frodo dei datteri nel Golfo di Napoli e che, per gli inquirenti, era riconducibile a due gruppi attivi nel capoluogo e nella vicina Castellammare di Stabia. Eppure, nonostante anche dalle intercettazioni si evincesse che Amato non fosse responsabile materiale della pesca ma solo della commercializzazione dei datteri nella sua pescheria di Secondigliano, da allora per l’uomo (che mai prima di allora ha avuto problemi con la giustizia) è iniziato un vero e proprio Calvario. Nelle scorse settimane il Tribunale di Napoli aveva accolto le richieste della difesa, tra cui lo stesso difensore di Amato, l’avvocato Paolo Gallina, di accedere al rito abbreviato condizionato alla nomina di un perito che potesse verificare se vi fosse stata distruzione ambientale o meno. Un particolare che puntava a far vacillare la ricostruzione dell’accusa contro cui erano giunte in più occasioni le lamentele dei difensori degli indagati attinente la probabile irripetibilità delle operazioni svolte nel 2019 alle quali nessun difensore, attraverso dei propri consulenti, prese parte. Adesso il nuovo colpo di scena con la scadenza dei termini e con i portoni di Poggioreale apertisi per il presunto capo della ‘gang dei datterari’.

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