Marco Sarnataro, giuglianese del ’90, era in carcere a seguito della decisione della Suprema Corte di Cassazione, con la grave accusa di associazione ai fini di spaccio ex articolo 74 DPR 309/1990 per agevolare il clan Orlando di Marano per episodi di spaccio di stupefacenti.
Il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia Dott. Giuseppe Visone aveva chiesto la condanna ad anni 10 mesi 6 di reclusione, ma il Giudice del Tribunale di Napoli, accogliendo l’arringa difensiva dell’avvocato Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord, lo ha assolto dalla contestazione associativa ex art. 74 DPR 309/1990 e lo ha condannato ad anni 4 per il solo episodio di spaccio. Su richiesta difensiva, lo ha scarcerato dal penitenziario di Santa Maria Capua Vetere e lo ha sottoposto agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Giugliano.
Il fatto
L’operazione dei carabinieri risale al 7 agosto, quando i militari della Compagnia di Marano smantellarono nel corso di un blitz una piazza di spaccio a Licola, tra Giugliano e Pozzuoli, che, secondo l’accusa della DDA, si approvvigionava di stupefacenti presso il clan Orlando di Marano. L’ordinanza di custodia cautelare colpì 19 persone, accusate di acquisto, trasporto, distribuzione, commercio, vendita, consegna di cocaina, hashish e marijuana.
Il gruppo criminale avrebbe venduto la droga anche nei comuni limitrofi (Qualiano, Varcaturo e provincia di Caserta). Tra le sostanze commercializzate dalla banda figurava la shaboo, la cosiddetta “droga dello stupro”. La base logistica era a Marano ma l’organizzazione contava su spacciatori, distributori e promotori radicati a Licola, Mugnano, Giugliano e Maddaloni.


