Home Cronaca MUGNANO, La clinica non apre: incinta, muore la bimba

MUGNANO, La clinica non apre: incinta, muore la bimba

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di MAURIZIO CERINO



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MUGNANO – L’attesa davanti al cancello della clinica, per un’improvvisa accelerazione dei tempi del parto. Un’attesa interminabile, ma quella porta della clinica Santa Patrizia non si apre. La fuga, verso analoga struttura, verso Villa dei Fiori a Mugnano. Ma è forse tarsi, troppo tardi. Parto spontaneo di bambina morta.
È il dramma di Teresa Scatozzi e Giovanni Pagano, sposati da quattro anni, e finalmente in attesa della prima figlia. Un’attesa davanti a una porta chiusa, alle 22,30, con il travaglio che precede il parto già iniziato da un’ora buona. Lo racconterà la stessa signora Teresa, nel suo letto in Villa dei Fiori, a Mugnano, dov’è non appena è giunta l’hanno immediatamente fatta entrare in sala parto. Medici in azione, equipe pronta in pochi minuti, ma purtroppo tutto si è rivelato inutile. La bimba è nata morta. Con la denuncia fatta ai carabinieri di Mugnano, scatta l’indagine. Il magistrato di turno dispone il sequestro della piccola salma, della placenta per gli esami autoptici del caso.
Un salto indietro nel tempo. È la sera di mercoledì, Teresa è a casa, in via Emilio Scaglione. Con lei il marito e la suocera, Maria. Intorno alle 22 la donna avverte un dolore, è alla sua prima gravidanza; la suocera, con la sua esperienza, le consiglia di andare in bagno per un controllo. Effettivamente Teresa nota che ha delle perdite. Tra gioia e tensione, come sempre accade in questi momenti, si mettono in auto. Guida Giovanni, accanto siede Teresa, dietro la suocera, li segue il cognato. Una corsa fino alla clinica Santa Patrizia, dove lavora la ginecologa di Teresa, la dottoressa D’Angelo. Chissà se l’avvertono. Nel frattempo arrivano alla struttura sanitaria, in via Napoli-Roma verso Scampia.
Bussano al campanello per la chiamata notturna. Attendono, un minuto, due, sono attimi eterni, ancora una bussata, poi il clacson. Il cognato di Teresa prova ad arrampicarsi. Ancora un colpo di clacson. Niente, nessuno apre. A questo punto decidono di cambiare struttura. Sanno che poco distante, a Mugnano c’è una struttura che sicuramente li accoglierà. Villa dei Fiori. Dal punto dove si trovavano sarebbe stato meglio andare al vicino pronto soccorso del San Giovanni Bosco. Arrivano alla clinica di Mugnano alle 23,30. Il medico di pronto soccorso ostetrico, Luigi Bianco, si rende conto che la piccola ha già impegnato la via di uscita. In pratica, pochi attimi ancora e sarebbe partorita all’impiedi. Parto spontaneo, la diagnosi è chiara. Ma in sala parto la drammatica scoperta: la piccola nasce, sì, ma morta. I medici della clinica sono pervasi da un senso di sgomento, Teresa viene assistita sotto il profilo umano, diventa «il caso» della clinica; quello sanitario non desta alcuna preoccupazione.
Nella clinica Santa Patrizia nessuno riesce a spiegarsi come sia potuto accadere. «Al primo colpo di clacson si affacciano tutti, anche se a finestre chiuse. Gli infermieri dei reparti hanno la loro stanza proprio sulla verticale dell’ingresso – spiega Assunta Ugliano, amministratrice e portavoce del direttore sanitario – Non ci spieghiamo come mai nemmeno la guardia giurata non abbia sentito nulla».
Angero Montemarano, direttore dell’Asl Napoli 1, con la quale la Santa Patrizia è convenzionata proprio per il pronto soccorto ostetrico, interviene immediatamente: «Darò il via a un’inchiesta. Questa vicenda mi pare offra anche responsabilità sotto il profilo penale, ma prima di esprimermi, voglio essere messo per bene a conoscenza di tutti i fatti».




IL RACCONTO DELLA MAMMA



di ANTONIO POZIELLO




«Abbiamo bussato, bussato ma nessuno ci apriva. Siamo stati mezz’ora davanti a quella clinica, ma nessuno ci ha fatto entrare e ora mia figlia è morta». Teresa Scatozzi, 30 anni, non riesce a darsi pace. È sotto choc, ripete come in trance le drammatiche fasi di una tragedia che poteva e doveva essere evitata, di quella che ha tutto l’aspetto dell’ennesimo caso di malasanità, stavolta in una struttura privata.
L’altra sera, alle 23.30, la donna è giunta al pronto soccorso ostetrico della «Villa dei Fiori» di Mugnano. Alle 22.30, ormai vicina al parto, si era fatta accompagnare dal marito e dai cognati alla clinica Santa Patrizia di Napoli, convenzionata con il servizio sanitario, per essere ricoverata. Qui, però, aveva trovato i cancelli chiusi e le luci al pianterreno spente.
«Abbiamo bussato, non una ma molte volte. Con il clacson prima, poi al citofono, abbiamo provato anche a scavalcare il cancello – racconta in lacrime Raffaele Pagano, cognato di Teresa – dopo circa mezz’ora abbiamo capito che non c’era possibilità di entrare e siamo corsi via. L’unica nostra speranza a quel punto era di giungere in tempo alla Villa dei Fiori. Per strada, però, a Teresa si sono rotte le acque. Quando siamo arrivati a destinazione, quindici minuti dopo, ci hanno detto che per la piccola non c’era più nulla da fare. Era già morta».
«Purtroppo era tardi – spiega il dottor Luigi Bianco, ginecologo di guardia alla clinica di Mugnano – la bimba era stata, per buona parte, già espulsa dai genitali esterni e il cordone ombelicale non era stato rescisso. In simili condizioni non poteva sopravvivere». Per il medico, se fossero giunti prima a Villa dei Fiori, «molto probabilmente la piccina si sarebbe potuta salvare».
«Certo – aggiunge la dottoressa Maria De Luca, responsabile del reparto ostreticia-ginecologia nella casa di cura – non possiamo sapere se non fosse già morta quando sua madre è giunta alla clinica di Secondigliano. Questo dovranno accertarlo l’inchiesta e l’autopsia. Noi ci siamo limitati a prestare l’immediata e necessaria assistenza, tagliando il cordone ombelicale ed effettuando una cauta revisione uterina».
La magistratura ha ora aperto un’inchiesta sull’episodio. Gli accertamenti sono stati affidati ai carabinieri della compagnia di Giugliano, che hanno sequestrato la salma e la cartella clinica. L’ispezione esterna, effettuata presso la Villa dei Fiori, ha consentito di accertare che la neonata era ben formata ma prematura. Pesava, infatti, solo ottocento grammi e sarebbe dovuta nascere in febbraio. Nelle prossime ore sul corpicino sarà eseguito l’esame autoptico per chiarire le responsabilità per l’accaduto.
«Mia figlia poteva sopravvivere e invece non c’è più. L’hanno fatta morire – accusa Giovanni Pagano, padre della piccola – ci hanno lasciati lì fuori mentre lei se ne andava. Chi ha sbagliato deve pagare, è responsabile della morte di un neonato».



IL MATTINO – 18 gennaio 2003

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